Ieri è stata un’altra giornata favorevole ai mercati azionari, con Wall Street che ha proseguito nella propria corsa al rialzo. Il Dow Jones e gli altri due indici più importanti hanno chiuso infatti in territorio positivo, facendo salire gli indici di appetito al rischio. Il rialzo del prezzo del petrolio, in seguito alla riduzione da parte dell’Opec + della produzione di greggio di un milione di barili al giorno, aveva generato, all’inizio della seduta, qualche preoccupazione relativa all’inflazione e al timore che le banche centrali dovessero proseguire nel rialzo del costo del denaro. Poi, nel corso della giornata, i listini hanno girato al rialzo, in seguito ai dati sui Pmi, usciti un po’ ovunque al di sotto delle attese. Ciò ha creato delle aspettative che le banche centrali potrebbero allentare la stretta monetaria per timore di causare una recessione.
Da un punto di vista logico sembra tutto un paradosso perché dati negativi portano le borse a salire mentre dati positivi creano la paura di ulteriori rialzi. La verità è che siamo in un momento di generale incertezza nella quale le correlazioni intermarket sembrano impazzite. Vedere il UsdJpy scendere con gli indici azionari in ripresa fa a pugni con la logica, ma sappiamo che sono movimenti dettati da aspettative future sui tassi. Comunque, l’azionario sale se ci sono aspettative di allentamento della politica monetaria e scende nel caso contrario, mentre nel caso perda valore possono verificarsi due scenari sui cambi, uno di avversione al rischio, con lo Jpy protagonista, l’altro legato al concetto di dollaro valuta rifugio, nel qual caso UsdJpy tende a salire.
LA RBA RESTA FERMA AL 3.6%.
La banca centrale australiana, come da attese, ha lasciati i tassi invariati al 3.6%. Il Consiglio direttivo ha deciso di tenere fermi i tassi per avere più tempo per esaminare l’impatto dei precedenti rialzi sull’economia e per comprendere quelle che saranno le prospettive economiche future. Nello statement si legge che il sistema bancario resta forte, ben capitalizzato e liquido, mentre il mercato del lavoro rimane alquanto tirato. La reazione del dollaro Australiano è stata quella tipica del “buy on rumors and sell on news” con il test di 0.68 prima della decisione a cui poi ha fatto seguito il ritorno a 0.6760.
Torna a scendere anche AudNzd che si trova nuovamente nelle vicinanze di 1.07. EurUsd stabile intorno a 1.09, incapace per ora di rompere 1.0930, livello chiave statico per poter eventualmente raggiungere anche quota 1.1030, massimo precedente di inizio febbraio. Possibilità di correzione nel caso di rottura di 1.0790-1.0780. Il Cable si trova a ridosso dei massimi precedenti di 1.2435-40 il cui superamento aprirebbe la strada al test di 1.2660 e 1.2815. Supporti chiave a 1.2260-1.2250. UsdJpy non riesce a superare quota 133.80-134.00 e ritorna sui primi supporti a 132.20 da dove stanotte ha provato a ripartire ma senza grande slancio. Sotto 132.00 si potrebbe anche tornare in area 130. In generale il mercato valutario è privo di volatilità di medio termine ma i movimenti di breve restano interessanti.
I DATI DI OGGI
Pochi i dati degni di questo nome nella giornata di oggi. Ci saranno gli ordini all’industria Usa e i dati sull’occupazione (i jolts openings) che riguardano le offerte di lavoro nelle aree commerciali e industriali degli Stati Uniti. Questa mattina invece, occhio ai prezzi produzione di Eurozona e alla bilancia commerciale tedesca. Il mercato resta in attesa dei dati di venerdì relativi ai Non Farm Payrolls.
Saverio Berlinzani
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