WALL STREET SALE FINO ALLA FED?
I listini USA hanno chiuso ancora una volta positivi, con l'S&P 500 in leggero rialzo dello 0,3% e il Nasdaq a +0,2%, mentre il Dow Jones ha fatto meglio con +0,9%.
I principali titoli tecnologici sono rimasti stabili, anche se permangono le preoccupazioni per le valutazioni elevate legate all'intelligenza artificiale. Microsoft ha chiuso in rosso, a seguito delle notizie secondo cui l'azienda starebbe riducendo le sue quote di vendita legate all’AI.
Anche Nvidia (-0,9%), Broadcom (-1,8%) e Amazon (-1,3%) hanno registrato ribassi, mentre Netflix ha perso oltre il 4%. Macy’s ha ceduto l’1,7% dopo che i suoi ultimi risultati non hanno convinto gli investitori.
Nel frattempo, i dati ADP più deboli hanno rafforzato le aspettative di un taglio dei tassi di 25 punti base da parte della Fed la prossima settimana. Il settore privato statunitense ha inaspettatamente perso 32.000 posti di lavoro a novembre, il calo più netto da marzo 2023. Per Main Street è una brutta notizia, per Wall Street invece no. Il paradosso dei mercati, ormai da molti anni.
VALUTE E ORO
Eur/Usd in rialzo, anche se il momentum e il ritmo della salita lasciano a desiderare, specie dopo la violazione di 1,1650 che lasciava pensare a un movimento impulsivo almeno fino a 1,1700. Invece siamo fermi sui punti di rottura precedenti.
Se si vuole vedere un Euro verso 1,2000 bisogna accelerare, altrimenti lo swap, che rappresenta un costo, diventa oneroso e induce a uscire da posizioni long. Cable è a 1,3330 dopo aver rotto 1,3310, ma fatica ad accelerare.
Usd/Jpy tiene quota 155, nonostante i rendimenti dei titoli di Stato giapponesi inducano a pensare a un rialzo dei tassi della BoJ, considerato che sul decennale siamo ormai vicini al 2% (+1,93%). Le valute oceaniche restano stabili in un contesto di bassa volatilità.
L’oro è sceso a circa 4.180 dollari l’oncia giovedì, ma si è mantenuto vicino al massimo delle ultime sei settimane, sostenuto dalla maggiore fiducia verso un taglio dei tassi della Federal Reserve la prossima settimana. I future sui tassi hanno scontato quasi il 90% di possibilità di un taglio di 25 punti base.
Gli investitori attendono ora i dati PCE di settembre, attesi venerdì, per ulteriori indizi sulla politica monetaria. A fornire ulteriore supporto è stato il premio per il rischio geopolitico, dopo che Stati Uniti e Russia hanno concluso i colloqui sulla guerra in Ucraina senza alcuna svolta.
ADP IN CALO
Le aziende private negli Stati Uniti hanno tagliato 32.000 posti di lavoro a novembre 2025, dopo un aumento di 47.000 posti rivisto al rialzo a ottobre e rispetto alle previsioni di un incremento di 10.000.
Si tratta del calo più significativo delle buste paga da marzo 2023, guidato da una riduzione di 120.000 posti nelle piccole imprese. Al contrario, le medie imprese hanno aggiunto 51.000 posti e le grandi ne hanno creati 39.000.
Tra i settori, si sono registrati cali nel manifatturiero, nei servizi alle imprese, nell’informazione, nell’edilizia e nelle attività finanziarie. “Ultimamente le assunzioni sono state discontinue, poiché i datori di lavoro hanno dovuto far fronte alla cautela dei consumatori e a un contesto macroeconomico incerto”, ha dichiarato Nela Richardson di ADP.
CRESCE IL PMI DEI SERVIZI
L’indice PMI dei servizi ISM per gli Stati Uniti è salito a 52,6 a novembre 2025, rispetto a 52,4 di ottobre, indicando la crescita più forte nel settore in nove mesi e superiore alle previsioni di 52,1.
La continua espansione dell’attività economica e dei nuovi ordini rappresenta un segnale positivo di ripresa emergente per il settore dei servizi. Al ribasso, i dazi e la chiusura delle attività governative continuano a pesare sulla domanda e sui costi.
L’occupazione è rimasta in contrazione, mentre il dato più alto sulle consegne dei fornitori da ottobre 2024 indica tempi più lenti, probabilmente a causa delle interruzioni del traffico aereo e dell’impatto doganale legato alle modifiche tariffarie.
Nel frattempo, le pressioni sui prezzi si sono allentate, scendendo a 65,4 da 70.
USA, PRODUZIONE INDUSTRIALE
La produzione industriale statunitense è aumentata dello 0,1% su base mensile a settembre 2025, dopo un calo dello 0,3% rivisto al ribasso ad agosto, superando leggermente le aspettative del mercato che non prevedevano variazioni.
L’aumento è stato trainato dalla ripresa della produzione di servizi di pubblica utilità, con il settore in crescita dell’1,1% dopo un calo del 3,0% nel mese precedente. La produzione è aumentata dell’1,3%, più che compensando un calo dello 0,4%.
La produzione mineraria è rimasta invariata a settembre, dopo un aumento dello 0,4% ad agosto. Anche la produzione manifatturiera è rimasta stabile, rispetto al +0,1% precedente.
Nel manifatturiero, la produzione di beni durevoli è aumentata dello 0,1%, sostenuta dagli incrementi nei settori aerospaziale e delle attrezzature di trasporto (+1,4%), nei prodotti in metallo lavorati (+1,2%) e nei prodotti informatici ed elettronici (+0,7%).
Questi risultati sono stati in parte compensati dai cali nei veicoli a motore e componenti (-2,2%) e nei macchinari (-0,1%). La produzione di beni non durevoli è scesa dello 0,1%, con la chimica in calo dello 0,2%, mentre alimentari, bevande e tabacco sono rimasti invariati.
Saverio Berlinzani
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