LA SETTIMANA DELLE BANCHE CENTRALI
Lunedì Wall Street ha registrato un andamento poco significativo, con gli investitori già posizionati in modalità “wait and see” in vista della prossima riunione della Fed, prevista per mercoledì. Le aspettative di un taglio dei tassi da parte della Federal Reserve sono crescenti, a fronte della perdurante incertezza sul percorso di politica monetaria relativo al 2026.
L'inflazione sostenuta rafforza l’idea che i policymaker possano agire con cautela, mantenendo i mercati in bilico in attesa delle nuove proiezioni economiche del FOMC.
Wall Street ha chiuso in rosso: il Dow Jones ha ceduto circa 208 punti (-0,45%), attestandosi intorno a 47.741 punti. Lo S&P 500 ha perso tra lo 0,3% e lo 0,4%, attorno a 6.848 punti, mentre il Nasdaq Composite ha chiuso poco sotto la parità, con un calo dello 0,1% a 23.550 punti.
Il ribasso ha interessato quasi tutti i settori dell’S&P 500, con vendite soprattutto su titoli ciclici e bancari. Alcuni nomi legati alla tecnologia e all’intelligenza artificiale hanno mostrato maggiore tenuta.
Tra i titoli in forte crescita, Confluent è balzata del 29% dopo le notizie secondo cui IBM sarebbe in trattative avanzate per acquisire l’azienda per circa 11 miliardi di dollari. Tesla è scesa dell’1,5% dopo che Morgan Stanley ha declassato il titolo da “sovrappeso” a “equal weight”. Carvana è salita di oltre il 7% dopo l’annuncio che entrerà a far parte dell’indice S&P 500.
VALUTE
Sui cambi si registrano ancora movimenti laterali e persistenti. Eur/Usd rimane compresso tra 1,1600 e 1,1680, senza direzionalità precisa, mentre il Cable tiene meglio, restando sopra 1,3300. Eur/Gbp è in calo a 0,8730, vicino ai supporti di 0,8700. Usd/Jpy tenta di rompere quota 156,10.
L’indice del dollaro è sceso sotto quota 99 dopo due settimane consecutive di ribassi, in ragione delle aspettative di un taglio dei tassi da parte della Fed. I mercati stimano una probabilità dell’88% circa di un taglio di 25 punti base mercoledì, in aumento rispetto al 67% di un mese fa.
Le prospettive sui tassi per il 2026 rimangono incerte. Gli analisti si aspettano un “taglio aggressivo”, mentre il presidente Jerome Powell potrebbe indicare un percorso più cauto e conservativo.
Tra i dati chiave della settimana, il rapporto JOLTS di ottobre, atteso martedì, fornirà nuove informazioni sullo stato di salute del mercato del lavoro USA, sulle assunzioni e sui licenziamenti. Gli investitori guardano anche alle decisioni delle banche centrali di Australia, Brasile, Canada e Svizzera, sebbene si preveda che tutte manterranno i tassi invariati.
GERMANIA, PRODUZIONE INDUSTRIALE
La produzione industriale tedesca è aumentata dell’1,8% su base mensile a ottobre, accelerando rispetto all’aumento dell’1,1% (rivisto al ribasso) del mese precedente e superando nettamente le aspettative di un calo dello 0,4%.
Si tratta del più forte incremento mensile da marzo, trainato dalla maggiore produzione di prodotti elettronici e ingegneria meccanica, mentre la produzione nel settore automobilistico è scesa dell’1,3%.
La produzione, escludendo energia ed edilizia, è aumentata dell’1,5%, sostenuta dalla crescita dei beni di consumo e dei beni intermedi. Nel frattempo, la produzione di energia è salita dell’1,4% e quella delle costruzioni del 3,3%.
Su base trimestrale, da agosto a ottobre, la produzione industriale è stata inferiore dell’1,5% rispetto al trimestre precedente. Su base annua, la produzione totale è aumentata dello 0,8%, invertendo la tendenza negativa del calo dell’1,4% registrato a settembre.
PETROLIO
I future sul greggio WTI si sono attestati intorno ai 60 dollari al barile lunedì, vicino al livello più alto in oltre due settimane. Il rialzo è stato sostenuto dall’incertezza geopolitica e dalle aspettative di un taglio dei tassi di interesse statunitensi.
I negoziati di pace in Ucraina restano in stallo, a causa delle questioni irrisolte sulle garanzie di sicurezza di Kiev e sui territori occupati dalla Russia. Le sanzioni sulle esportazioni di energia russa rimangono in vigore, mentre continuano gli attacchi ucraini alle infrastrutture energetiche russe.
I mercati guardano anche alla possibilità di un intervento militare statunitense in Venezuela. Secondo Rystad Energy, qualsiasi escalation potrebbe mettere a rischio la produzione di petrolio del Paese, pari a 1,1 milioni di barili al giorno.
Inoltre, il taglio dei tassi della Fed potrebbe stimolare l’attività economica e sostenere la domanda di carburante. Gli operatori attendono ora i report mensili di mercato dell’EIA e dell’OPEC+, previsti per la fine della settimana, per ulteriori approfondimenti sulle tendenze globali di domanda e offerta.
Saverio Berlinzani
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