BORSE IRRIDUCIBILI
Tornano a salire gli indici USA, dopo due sedute ribassiste, grazie all’attenuazione delle preoccupazioni su un possibile sell-off dei titoli tecnologici, che secondo gli addetti ai lavori sarebbero su livelli di eccesso.
Anche i dati economici hanno sostenuto il ritorno del risk-on: il rapporto ADP segnala una stabilizzazione del mercato del lavoro dopo due mesi di calo, mentre l'indice PMI dei servizi ISM ha toccato il massimo degli ultimi otto mesi.
I servizi di comunicazione hanno guidato i guadagni, seguiti dalla tecnologia, che ha registrato un rimbalzo. I beni di consumo di base, invece, sono rimasti indietro.
Nvidia è salita dello 0,6%, mentre Alphabet e Broadcom hanno guadagnato circa il 2% ciascuna.
McDonald's è balzata del 3,4% dopo aver riportato una crescita delle vendite negli Stati Uniti superiore alle attese. Qualcomm ha guadagnato l'1,9% in vista dei risultati attesi dopo la chiusura.
Al contrario, Palantir Technologies ha perso il 3,4%, estendendo le recenti perdite. Super Micro Computer è crollata dell'8,2% a seguito di previsioni di utili inferiori alle aspettative per il periodo in corso.
VALUTE POCO MOSSE
Nel mercato dei cambi, il dollaro è rimasto complessivamente forte, nonostante il ritorno del risk-on. Solo nella notte si è registrato un lieve ribasso.
L’EUR/USD è risalito sopra quota 1,1500 da 1,1470 di ieri, mentre il Cable ha riguadagnato quota 1,3060. Il cambio USD/JPY, dopo aver superato 154,00, è tornato a 153,80, in un contesto di relativa tranquillità.
Tentativi di recupero anche per AUD/USD e NZD/USD, con i livelli di 0,6525 e 0,5680 a fungere da prime resistenze.
È difficile ipotizzare un cambiamento delle price action, poiché mancano i cosiddetti trigger, ovvero effetti scatenanti in grado di modificare gli attuali equilibri, fragili finché si vuole, ma pur sempre stabili.
ADP IN RIPRESA
Le imprese private negli Stati Uniti hanno creato 42.000 posti di lavoro a ottobre 2025, in aumento rispetto al taglio di 29.000 posti (rivisto al rialzo) registrato a settembre. Il dato ha superato le previsioni di 25.000.
I datori di lavoro privati hanno creato nuovi posti per la prima volta da luglio, anche se il rimbalzo non è stato generalizzato. Il settore dei servizi ha generato 33.000 nuovi impieghi, trainato da commercio, trasporti, servizi e attività finanziarie.
La crescita salariale annua è rimasta invariata a ottobre: +4,5% per chi ha mantenuto il lavoro e +6,7% per chi lo ha cambiato.
USA, INDICE PMI IN RIPRESA
L'indice PMI dei servizi ISM è salito a 52,4 a ottobre 2025, rispetto al 50 di settembre, superando le previsioni di 50,8. Si tratta della più forte espansione del settore dei servizi da febbraio.
Sia l'attività economica che i nuovi ordini hanno mostrato segnali di ripresa. Tuttavia, la continua contrazione dell'occupazione evidenzia una persistente mancanza di fiducia nella solidità dell’economia.
"Non vi sono state indicazioni di licenziamenti diffusi o riduzioni del personale, ma la chiusura del governo federale è stata menzionata più volte come fattore d’impatto sull’attività economica e fonte di preoccupazione per futuri licenziamenti", ha dichiarato Steve Miller, presidente dell'ISM.
AUSTRALIA, TIRA L’EXPORT
Le esportazioni di beni australiani sono aumentate del 7,9% su base mensile, raggiungendo i 44,58 miliardi di dollari australiani a settembre 2025. Il dato segna una ripresa dopo il calo dell'8,7% (rivisto al rialzo) di agosto.
La crescita è stata trainata soprattutto da un aumento del 62,2% delle spedizioni di oro non monetario, salite a 5,34 miliardi di dollari australiani, in un contesto di prezzi in forte crescita dopo il crollo del 47,2% ad agosto.
Le esportazioni di beni sono aumentate del 3,7%, toccando i 32,72 miliardi di dollari australiani, grazie alla crescita delle vendite di minerali metallici, carbone, coke e altri prodotti manifatturieri.
Tra i partner commerciali, le esportazioni verso la Cina — principale sbocco commerciale dell’Australia — sono cresciute del 9,7%. In aumento anche le spedizioni verso Hong Kong, India e Indonesia. Le esportazioni verso gli Stati Uniti sono salite del 24,4%, nonostante l’imposizione di nuovi dazi.
Saverio Berlinzani
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