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Wall Street in calo, rischio correzione globale

Saverio Berlinzani
November 05, 2025

WALL STREET PRONTA AL CROLLO?

 

Ieri Wall Street ha chiuso in territorio negativo, penalizzata dalle vendite sui titoli tecnologici. Il Dow Jones ha perso lo 0,53%, attestandosi a 47.085 punti, mentre l’S&P 500 ha ceduto l’1,17%, chiudendo a 6.772 punti. Peggiore la performance del Nasdaq, in calo del 2,04% a 23.349 punti.

 

Il recente rally trainato dall’intelligenza artificiale mostra segni di affaticamento, con gli investitori che hanno liquidato posizioni lunghe. Aumenta il clima di cautela: diversi CEO di Wall Street hanno avvertito che i mercati potrebbero essere vicini a una significativa correzione.

 

Cresce il timore di una fase di avversione al rischio che potrebbe colpire non solo gli indici statunitensi, ma anche quelli globali.

 

VALUTE, EURO IN CALO

 

Il ritorno del “risk off” ha influenzato anche il mercato valutario. Il dollaro ha guadagnato terreno contro le principali valute concorrenti, fungendo da asset rifugio, ad eccezione dell’USD/JPY: lo yen è tornato ad essere preferito come bene rifugio, con un movimento di oltre 100 pips in una sessione inizialmente favorevole al dollaro.

 

A pesare sono state le dichiarazioni di alcuni amministratori di grandi aziende, che hanno messo in guardia dagli eccessi dei prezzi. Anche Goldman Sachs e Morgan Stanley hanno pubblicato previsioni di correzione dei mercati.

 

Le price action valutarie sono attualmente condizionate dai movimenti delle borse. Il ritorno del “risk off” favorisce il dollaro contro euro, sterlina e valute oceaniche, mentre su franco svizzero e yen prevalgono queste ultime.

 

In fasi di avversione al rischio, le correlazioni tendono a cambiare. La chiave è comprendere quali siano le valute rifugio nell’analisi di ogni coppia.

 

CINA, PMI IN CALO

 

L’indice PMI dei servizi in Cina è sceso a 52,6 a ottobre 2025, rispetto a 52,9 di settembre, pur rimanendo sopra le attese di 52,5. Si tratta dell’espansione più debole da luglio, appesantita da un calo delle vendite estere e dall’incertezza sul commercio globale.

 

La domanda interna ha mostrato segnali di miglioramento, con una crescita in accelerazione. Tuttavia, l’occupazione è diminuita a causa dell’allentamento delle pressioni sulla capacità produttiva e delle preoccupazioni sui costi.

 

L’inflazione dei costi di input ha accelerato, raggiungendo il massimo annuale, spinta da salari e materie prime in aumento. Al contrario, i prezzi di vendita sono leggermente diminuiti.


Il sentiment delle imprese si è indebolito, a causa delle preoccupazioni sulle prospettive del commercio globale e della crescente concorrenza. USD/CNH stabile in area 7.1300.

 

PETROLIO

 

I prezzi del WTI si sono stabilizzati nel range tra 59,50 e 62,50 dollari al barile, ma restano nella parte bassa della banda a causa del forte aumento delle scorte, che ha alimentato i timori di eccesso di offerta.

 

Le scorte di greggio statunitensi sono aumentate di 6,5 milioni di barili, superando di gran lunga le attese di un calo di 2,4 milioni. Si tratta del maggiore incremento settimanale dall’inizio di luglio.

Questo dato segue la decisione dell’OPEC+ di implementare un modesto aumento della produzione a dicembre, sospendendo ulteriori incrementi da gennaio a marzo, in vista di un possibile surplus nel 2026.

 

Il rafforzamento del dollaro USA ha inoltre pesato sui prezzi, rendendo più costose le materie prime denominate in dollari. Gli analisti avvertono anche dei rischi per l’offerta legati all’inasprimento delle sanzioni statunitensi contro Rosneft e Lukoil.

 

NUOVA ZELANDA

 

Il tasso di disoccupazione in Nuova Zelanda è salito al 5,3% nel terzo trimestre del 2025, rispetto al 5,2% del periodo precedente, in linea con le attese. È il livello più alto dal quarto trimestre del 2016.

 

L’aumento è stato di 2.000 unità, portando il totale a 160.000 disoccupati. La crescita dell’occupazione ha subito una battuta d’arresto, mentre il tasso di partecipazione alla forza lavoro è sceso al 70,3% dal 70,5%.

 

Il tasso di sottoutilizzo, che misura la capacità lavorativa inutilizzata, è salito al 12,9% dal 12,8%, ben al di sopra dell’11,7% dell’anno precedente.

 

Questi dati indicano un crescente deficit nel mercato del lavoro, in un contesto di indebolimento economico e peggioramento della congiuntura, che potrebbero spingere la RBNZ a tagliare ulteriormente i tassi. NZD/USD sotto pressione in area 0,5650.

 

Saverio Berlinzani

 

 

 

 

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