Fase di distribuzione ancora viva
Venerdì le azioni statunitensi hanno registrato un netto rimbalzo, con il Dow Jones in rialzo dell’1,2%, l’S&P 500 dell’1,1% e il Nasdaq dello 0,8%. Il movimento è arrivato dopo che il presidente della Fed di New York, John Williams, ha suggerito che la politica monetaria potrebbe avere margini di manovra per tagliare i tassi, con le probabilità di una riduzione del costo del denaro salite al 70%.
I servizi di comunicazione hanno guidato i rialzi: Alphabet ha guadagnato il 3,3% grazie ai piani di investimento nei data center, mentre Meta si è rafforzata dello 0,9% e Intuit ha recuperato dopo i buoni risultati. Tuttavia, il settore tecnologico si è indebolito nel corso della sessione, con Nvidia in calo dell’1%, Microsoft dell’1,3%, Broadcom dell’1,9%, AMD dell’1,1% e Oracle del 5,7%.
Restano forti i dubbi sulle valutazioni elevate legate all’intelligenza artificiale.
Nonostante il rimbalzo di giornata, i principali indici hanno chiuso la settimana in perdita: l’S&P 500 ha ceduto il 2%, il Dow Jones l’1,9% e il Nasdaq il 3,2%. La fase distributiva appare dunque ancora viva.
Valute
Sul mercato dei cambi la situazione resta in range, soprattutto per euro e sterlina. Lo yen ha corretto di 150 pips, spingendo il cambio USD/JPY da 157,90 a 156,40, con un ribasso di circa l’1%.
Permane l’incertezza sui cross, anche se gli eccessi al ribasso di EUR/CHF e al rialzo di EUR/JPY ed EUR/NZD sembrano rientrare. I cambi vivono una fase interlocutoria, caratterizzata da correlazioni frammentate e prive di continuità.
La sensazione è che manchi un innesco, una notizia capace di imprimere una direzione chiara. In linea generale, il dollaro dovrebbe restare protagonista se l’amministrazione statunitense vuole evitare una dedollarizzazione, che rappresenterebbe un rischio importante. In passato era stata ribadita la necessità di deprezzare il biglietto verde per riequilibrare i conti esteri, ma ora questa strategia appare inopportuna di fronte al rischio di perdere lo status di valuta di riferimento globale.
Fiducia dei consumatori USA
L’indice di fiducia dei consumatori dell’Università del Michigan è salito a 51,0 a novembre, rispetto al 50,3 preliminare, dopo la fine dello shutdown federale. Nonostante il lieve aumento, il dato resta il secondo più basso mai registrato, appena sopra il minimo di giugno 2022, poiché i consumatori continuano a confrontarsi con prezzi elevati e redditi in calo.
L’indice delle condizioni economiche attuali è crollato del 12,8%, toccando il minimo storico di 51,1, riflettendo un calo di oltre il 10% nelle valutazioni delle finanze personali e delle condizioni di acquisto di beni durevoli. L’indice delle aspettative dei consumatori è invece salito dell’1,4%, attestandosi a 51,0.
Entro fine mese, il sentiment tra i consumatori con maggiori titoli azionari ha annullato i guadagni precedenti, scendendo di circa 2 punti rispetto a ottobre, probabilmente a causa dei recenti cali di mercato. Le aspettative di inflazione per l’anno successivo sono diminuite al 4,5% dal 4,6%, segnando il terzo calo consecutivo, ma restano ben sopra il 3,3% di gennaio. Al contrario, le aspettative di inflazione a lungo termine si sono attenuate al 3,4% dal 3,9%.
Petrolio
Venerdì i future sul greggio WTI sono scesi di oltre il 2%, a 57,5 dollari al barile, minimo dell’ultimo mese. Il calo è legato alle prospettive di pace nel conflitto tra Russia e Ucraina.
Il progetto, redatto da Stati Uniti e Russia, sarà discusso nei prossimi giorni, quando Zelensky incontrerà il presidente Donald Trump. Le proposte includerebbero concessioni territoriali da parte dell’Ucraina e la revoca delle sanzioni, aprendo la strada a maggiori esportazioni di petrolio russo. Tuttavia, la diplomazia resta scettica sulla possibilità di un accordo.
Nel frattempo, le sanzioni statunitensi contro Rosneft e Lukoil entrano in vigore oggi e potrebbero lasciare fino a 48 milioni di barili di greggio bloccati in mare. Le raffinerie indiane, storicamente dipendenti dalle forniture russe scontate, stanno ora cercando fonti alternative.
Nella settimana il WTI ha perso oltre il 4%. Dal punto di vista tecnico, i prezzi si avvicinano a supporti chiave in area 55,50–56,00.
Settimana entrante
Negli Stati Uniti la settimana sarà corta per la festività del Ringraziamento, giovedì 27 novembre. Le agenzie federali pubblicheranno i dati rimasti in sospeso durante lo shutdown, tra cui i prezzi alla produzione di settembre, le vendite al dettaglio e gli ordini di beni durevoli. Saranno diffusi anche i principali indicatori relativi al mercato immobiliare.
Nel Regno Unito il Cancelliere dello Scacchiere Reeves presenterà il Bilancio d’Autunno. In Germania, Francia e Italia usciranno i dati preliminari sull’inflazione di novembre e gli indicatori anticipatori sulla fiducia di imprese e consumatori.
Canada e India aggiorneranno i loro PIL, mentre la Reserve Bank of New Zealand deciderà il tasso di riferimento.
Saverio Berlinzani
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