Quella appena conclusa è stata certamente una delle ottave più complicate di tutto il 2023, caratterizzata dall’alta volatilità legata a molteplici dichiarazioni di banchieri centrali, non solo americani, che se da un lato hanno influenzato solo relativamente i mercati azionari, dall’altro hanno recato scompiglio sul mercato valutario, con oscillazioni di breve termine bilaterali ma intense.
Oltre a questo, anche i dati macro hanno fatto la loro parte, generando oscillazioni interessanti sotto ogni profilo. I mercati azionari, Wall Street in testa, hanno chiuso ancora positivi, e alla quinta settimana di rialzo consecutivo. Nella sola giornata di venerdì, l’S&P e il Dow Jones hanno guadagnato rispettivamente lo 0.5% e 0.8%, segnando il nuovo massimo dell’anno, mentre il Nasdaq ha messo a segno un +0.5%.
Anche il Dax ha chiuso in rialzo per la quinta settimana consecutiva, non arrivando però per poco ai massimi dell’anno a 16.532 (ha chiuso a 16.450). Sotto questo profilo, la tendenza non dovrebbe cambiare, almeno fino a fine anno, in ragione di chiusure che porteranno probabilmente premi e bonus a gestori e operatori del settore, per cui difficilmente vedremo inversioni in questo periodo.
Tutto questo, nonostante vi siano state dichiarazioni contrastanti, che avrebbero anche potuto modificare le price action di breve termine. Aveva cominciato Waller della Fed a prospettare un possibile taglio dei tassi nel 2024, ma poi sia Barkin che Daly, nonché Williams e lo stesso Jerome Powell, nonostante abbiano ammesso la fine o quasi della politica monetaria restrittiva, hanno smentito la riduzione del costo del denaro, ricordando come la guerra contro l’inflazione non sia ancora terminata.
L’azionario non ha battuto ciglio, ha fatto qualche piccola correzione ma alla fine ha ripreso la sua strada. Ma tra i banchieri centrali, dobbiamo ricordare le parole di Villeroy, della BCE, che ha causato il vero movimento di venerdì pomeriggio, all’inizio della sessione Usa, che ha affermato che i rialzi della BCE sono finiti e che la disinflazione è più rapida del previsto. Gli effetti sull’euro sono apparsi immediati.
VALUTE
L’EurUsd, infatti, è sceso fino in area 1.0828-30 e sembrava onestamente che potesse accelerare ulteriormente, perché le parole di Villeroy sembrano il via libera ad un deprezzamento legato ad un possibile taglio del costo del denaro anticipato da parte della BCE. In serata però le parole di Goolsbee, sempre della Fed, sono giunte a sorpresa, considerato che ha dichiarato che l’inflazione sta scendendo rapidamente e potrà tornare presto al 2%. In mezzo a questo caos, i dati hanno poi contribuito a far correggere l’euro con il dollaro che ha ripiegato a 1.0880-90.
Stessa price action per il Cable, ad eccezione il fatto che ha tenuto maggiormente dell’euro al rialzo con una chiusura a 1.2710. Di conseguenza EurGbp è crollato fino a 0.8560, segnano un ribasso di quasi l’1%, che non si vedeva da tempo immemore.
Sulle altre coppie di valute, segnaliamo un UsdJpy in ribasso a 146.80, pronto forse agli obiettivi posti in area 144.60, livelli di medio termine significativi. Tra i cross interessanti movimenti di EurCad, sceso in due sedute da 1.4950 a 1.4640, ma anche EurAud, sceso di 250 pip solo venerdì.
Oceaniche sugli scudi quindi con AudUsd sui massimi a 0.6675 che se superati potrebbero dare il via ad un rialzo fino anche a 0.6800. Ma anche NzdUsd sembra poter accelerare con obiettivi a 0.6400.
ORO E PETROLIO
Tecnicamente l’oro è arrivato sul quarto massimo storico consecutivo, il primo è dell’agosto 2020 a 2075, il secondo del marzo 2022 a 2070, il terzo del maggio 2023 a 2082 e il quarto venerdì scorso a 2075. Se romperà questi livelli, sopra c’è il vuoto cosmico, e si scatenerà la volatilità presumibilmente, quindi cinture allacciate e attenzione alle price action.
Sul petrolio, siamo sempre nel solito trading range, compreso tra 72.30 e 80.00 in mezzo ai rinvii dell’Opec+ e le riduzioni dell’offerta di Arabia Saudita e Russia. Non è cambiato nulla, in un contesto globale di calo della domanda che tiene i prezzi compressi.
DATI USA
L’Ism manifatturiero PMI è rimasto invariato a novembre a 46.7, al di sotto però del consensus di 47.6, ancora in decisa contrazione. Le consegne ai fornitori sono ancora deboli a 46.2, in calo per il quattordicesimo mese consecutivo, mentre i nuovi ordini sono scesi ad un ritmo più lento, a indicare una stabilità dei prezzi, in seguito al rallentamento dei prezzi dei mercati dell’energia.
Anche i dati sull’inflazione Pce hanno subito un rallentamento così come è peggiorato il mercato del lavoro. Per effetto di questi dati, in calo ma comunque non recessivi, sono scesi i rendimenti dei titoli di stato decennali, al 4.2%, il livello più basso degli ultimi tre mesi.
SETTIMANA ENTRANTE
L’attenzione sarà focalizzata, questa settimana, sui Non Farm Payrolls, oltre ai Jolts e L’ism Services Pmi. Ma non dimentichiamo gli aggregati redatti dall’Università del Michigan, e infine quelli della bilancia commerciale. Poi sarà la settimana delle banche centrali di Australia, India, Canada, oltre ai dati sull’inflazione per Cina, in Svizzera, Messico e Russia. Per ultimo segnaliamo i Pmi per Cina, Eurozona, e altri dati in Germania e Canada relativi alla bilancia commerciale.
Buon trading e buona settimana.
Saverio Berlinzani
Qualsiasi materiale fornito non tiene conto dell’obiettivo di investimento specifico e della situazione finanziaria di chiunque possa riceverlo. I risultati passati non sono un indicatore affidabile dei risultati futuri. AT fornisce un servizio di sola esecuzione. Di conseguenza, chiunque agisca in base alle informazioni fornite lo fa a proprio rischio.
Le informazioni qui fornite non costituiscono una ricerca di investimento. I materiali non sono stati preparati in conformità ai requisiti legali volti a promuovere l’indipendenza della ricerca di investimento e in quanto tali devono essere considerati come una comunicazione pubblicitaria. Tutte le informazioni sono state preparate da ActivTrades (altresì “AT”).
Le informazioni non contengono una raccolta dei prezzi di AT, né possono essere intese come offerta, consulenza, raccomandazione o sollecitazione ad effettuare transazioni su alcuno strumento finanziario. Non viene fornita alcuna dichiarazione o garanzia in merito all’accuratezza o alla completezza di tali informazioni.