Mercati ancora abbastanza caotici, mentre contemporaneamente alla pubblicazione dei dati macro si assiste agli interventi dei principali banchieri centrali, che anche ieri si sono succeduti in dichiarazioni che hanno mosso le price action.
A tal proposito hanno parlato Daly, della Fed, che ha ricordato come, sebbene gli ultimi dati sull’inflazione siano incoraggianti, non si deve dichiarare prematuramente vittoria e abbassare il costo del denaro sarebbe un errore.
Poi si è espresso Williams, che ha ammesso che la Fed è ormai ai massimi di picco sui tassi ma è necessario mantenere la politica restrittiva per un certo lasso di tempo, avendo la certezza di una inflazione ormai a target.
Lo stillicidio di questa pratica, divenuta ormai una abitudine, non fa che creare scompiglio nei movimenti dei principali asset, soprattutto nel brevissimo periodo.
Le borse, con in testa Wall Street hanno chiuso miste con il Dow Jones in rialzo di 400 punti, circa l’1.5%, l’S&P in positivo dello 0.4% e il Nasdaq in calo dello 0.2%, mentre il Dax invece, forte anche dei dati macro sull’inflazione di Eurozona inferiori alle attese, ha chiuso positivo.
INFLAZIONE UE IN CALO
Nell’Eurozona l’inflazione è cresciuta del 2.4% su base annua a novembre, raggiungendo il livello più basso dal luglio 2021. Il consensus di mercato era per un incremento del 2.7%. Anche il dato core è salito del 3.6%, inferiore alle previsioni del 3.9%. Scendono i prezzi di energia (-11.5%), servizi (-4%) e beni alimentari (-6.96%).
Euro in calo quindi, su eventuali aspettative che la BCE possa cominciare ad assumere un atteggiamento maggiormente dovish nella politica monetaria.
PCE USA IN RIBASSO
L’indice dei prezzi misurato dalla spesa per consumi personali, il PCE, degli Stati Uniti è rimasto invariato nel mese di ottobre, rispetto al consensus di incremento dello 0.1%. Si tratta del dato più basso dal 2022. Su base annua la spesa è scesa del 3% il livello più basso dal marzo 2021, in calo rispetto anche al mese di settembre (+3.4%).
Tra gli altri dati segnaliamo i numeri relativi al mercato del lavoro, con i jobless claims in aumento di 7 mila unità mentre le richieste di sussidi continuativi è aumentata di 86 mila unità. La reazione iniziale del dollaro è stata di ribasso, ma poi il biglietto verde ha recuperato qualcosa, in relazione alla debolezza temporanea di euro e delle altre valute.
La sensazione è che il dollaro abbia preso ormai una direzione di discesa strutturale, che però necessita probabilmente di correzioni, specialmente in relazione agli eccessi visti nelle ultime sedute.
VALUTE
Entrando nel dettaglio, l’EurUsd è sceso sotto quota 1.0900 temporaneamente, ma ha poi mantenuto i primi supporti. Nel caso di violazione di 1.0890, potremmo vedere 1.0850 ma, ricordiamolo, si tratta per ora di una correzione di un movimento più ampio di rialzo.
La sterlina regge meglio specie dopo le dichiarazioni di Bailey e Green che hanno ricordato come per la Gran Bretagna sia necessario ancora mantenere una politica restrittiva. Sorprende il franco svizzero che ha recuperato contro euro con EurChf sceso a 0.9515 da 0.9600 per effetto di un UsdChf in controtendenza agli altri dollari, in discesa di quasi l’1% e in leggero recupero solo in serata. Ancora una volta la SNB si dimostra incapace di indebolire il Chf.
UsdCad sulle montagne russe dopo la pubblicazione del Pil, uscito negativo a -1.1% su base trimestrale annualizzato, ovvero rispetto al terzo trimestre dello scorso anno. Dapprima in rialzo fino a 1.3630 per poi scendere a 1.3550 e tornare in serata a 1.3590. Le oceaniche appaiono in discesa, ma per ora tengono decisamente meglio delle majors.
Buon trading e buon fine settimana.
Saverio Berlinzani
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