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Analisi di mercato

Settimana parte in risk-on

Saverio Berlinzani
November 20, 2023

Comincia una nuova settimana sui mercati finanziari, dopo un’altra ottava all’insegna della positività, e per di più per la terza consecutiva, con il Dow che ha chiuso in rialzo del 2%, mentre l’S&P e il Nasdaq hanno chiuso rispettivamente a +2.6% e +3%.


Molti, tra analisti e investitori continuano a pensare ad una gigantesca bolla speculativa in formazione, che dovrebbe poi esaurirsi quando il mercato comincerà a percepire l’indebolimento degli aggregati macro americani, non più come una buona notizia che possa portare alla fine della politica monetaria rialzista, ma come un impedimento alla crescita futura che fino a quando la Fed manterrà i tassi ai livelli attuali, potrebbe causare recessione.


Nessuno ne parla è vero, di hard landing, ma in passato, il ritardo con cui la Fed si mosse sui tassi a fine 2021, generò poi una esplosione dell’inflazione che nessuno, neppure i banchieri centrali, pensavano potesse spingersi fino quasi al 10%. E ora, se in qualche modo, dovessimo prima o poi percepire un rallentamento dei fondamentali macro, più accentuato del previsto, non vorremmo che ciò costringesse poi le banche centrali ad abbassare in fretta e furia il costo del denaro per evitare di rimanere eccessivamente dietro la curva.


Contemporaneamente al rallentamento economico, anche il petrolio scende e rimane tra i 75 e gli 80 dollari per il Wti e 78-82 per il Brent, con un calo della domanda globale che va a braccetto con il rallentamento degli aggregati. I futures del gas naturale Usa sono scesi anch’essi di oltre il 3.5%, al minimo delle ultime 5 settimane.


Sul fronte dei rendimenti dei titoli di Stato, segnaliamo un decennale Usa al 4.43% mentre il rendimento del decennale tedesco è sceso al 2.58%. Mercato quindi che resta in appetito al rischio, almeno fino a prova contraria, con il Vix sotto quota 14 e l’indice paura e avidità a 58 in area di fiducia e ottimismo. Rally di Natale in vista?


VALUTE


Forza e ripresa per Eur, sterlina, Jpy, Aud, Nzd e solo parzialmente Cad, in ragione del risk on presente sull’azionario, nella solita correlazione che va avanti da due anni, cioè correlazione inversa tra azionario e dollaro. EurUsd ha rotto quota 1.0900 e punta almeno a 1.0950 e forse 1.1000, anche se è pur sempre vero che nel breve termine, le correzioni possono presentarsi in ogni momento date le condizioni di ipercomprato e presenza di qualche, seppure sporadica, divergenza ribassista.


Cable in piena forza non lontano dal massimo precedente a 1.2510, sebbene rimanga più debole della moneta unica, considerato un EurGbp vicino alle resistenze chiave di 0.8760-70 area. UsdJpy sceso esclusivamente per ragioni tecniche, e neanche molto in termini di percentuali, in assenza della BoJ, tanto è vero che i cross dello Jpy appaiono assai interessanti come EurJpy che rimane a 100 pips dai massimi e in piena tendenza rialzista, o CadJpy e ancora ChfJpy.


Il franco svizzero vive una storia tutta sua personale, con forza contro le principali valute e incapacità della Snb di indebolirlo, nonostante i tentativi di provocarne una discesa che sia qualcosa di più di una semplice correzione.


Tra le altre valute. Le oceaniche sono rimaste indietro rispetto alle majors, con tentativi di test dei massimi precedenti a 0.6540 per AudUsd, mentre NzdUsd fa più fatica e deve ancora rompere 0.6010 prima di avventurarsi sulle resistenze chiave di medio a 0.6050. 




     

SETTIMANA DI PMI


Sul fronte dati, segnaliamo i verbali del Fomc, il prossimo martedì, che ci mostrerà come i funzionari della Fed hanno preso gli ultimi dati usciti. Ma negli Usa escono anche gli ordini di beni durevoli e soprattutto i Pmi. Termina anche la stagione degli utili, per inciso. Altrove in altre aree, segnaliamo i Pmi dei settori manifatturiero e dei servizi per Australia, Eurozona, Uk e Giappone. Ma un occhio anche alle decisioni delle banche centrali in Turchia e Sud Africa.

Stanotte, prima dell’apertura dei mercati europei, ci sarà anche la decisione sui tassi in Cina, con la Pboc che rimarrà presumibilmente ferma sui tassi, con qualche speranza di possibile iniezione di liquidità come visto nelle ultime settimane. Attenzione infine all’inflazione in Giappone, che potrebbe modificare le intenzioni della Boj sulla politica ultra espansiva.

   

Saverio Berlinzani   





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