Sui mercati, nel corso delle ultime sedute, sembrano spariti quegli interessi in grado di dare impulsività alle price action delle diverse asset class di investimento. Soprattutto sul mercato dei cambi, ciò si traduce in pochi movimenti privi di direzionalità. Ci sono tuttavia delle eccezioni che riguardano le valute oceaniche, Nzd in testa. La valuta neozelandese ha infatti ceduto i supporti chiave il 5 aprile, giorno in cui la Rbnz ha alzato i tassi al 5.25% con il cambio contro dollaro che ha toccato i massimi a 0.6380. Da quel giorno e per le successive quattro sedute il dollaro neozelandese ha perso 200 pips, ossia oltre il 3%, in uno scenario di persistenti promesse di ulteriori rialzi dei tassi di interesse. Un paradosso, verrebbe da dire, visto che i cambi si muovono spesso in favore di aspettative legate al costo del denaro.
Anche il dollaro australiano, seppur in maniera minore, ha perso il 2.3%. Gli altri dollari, contro euro, sterlina, franco svizzero o dollaro canadese, hanno recuperato poco meno dell’1%, in una sorta di lateralità di EurUsd e Cable che, in concomitanza con la perdita di valore delle valute oceaniche e dello yen, ha spinto al rialzo tutti i cross della moneta unica e della sterlina. Difficile trovare le cause di queste oscillazioni visto che le condizioni macro per un rialzo della moneta unica e della sterlina non sembrano esserci. Ma il mercato, ricordiamolo sempre, ha ragione e ci sta dicendo questo. E’ il momento quindi di osservare i trend di EurNzd che ha superato quota 1.76 e potrebbe anche attaccare quota 1.80, così come NzdUsd sembrerebbe orientato al test di 0.6120. Per il resto il mercato dei cambi vive in una sorta di calma apparente che nasconde tuttavia parecchie insidie, con le correlazioni più ballerine che mai.
MERCATI AZIONARI E DATI CHIAVE
Chiusure miste per i mercati azionari con il Dow leggermente positivo, mentre il Nasdaq e S&P 500 hanno ceduto qualcosa, in un contesto fatto di sostanziale lateralità. In assenza di dati macro di un certo peso, almeno fino a stamani, i mercati sono attesa di un qualcosa che li conduca nuovamente per mano e questo qualcosa potrebbe essere rappresentato dai dati sull’inflazione Usa, attesi per questo pomeriggio. Le previsioni sono per un CPI annuale al 5.6%, superiore al dato precedente del 5.5%, mentre il dato mensile è atteso al +0.2% rispetto al +0.4% di febbraio. Il dato core, invece, è previsto al 5.1% rispetto al 6% precedente e a +0.4% su base mensile rispetto allo 0.5% di febbraio. Dati che potrebbero confermare il fatto che la Fed potrebbe ancora aver bisogno di due rialzi dei tassi di 25 punti base ciascuno.
Sulle materie prime il petrolio si trova sopra gli 81 e 85 dollari al barile per Wti e Brent, con i prezzi che non sono riusciti a superare le resistenze chiave poste in area 83.50 e 90 dollari. I supporti tengono anche se non è stato ancora chiuso il gap che si era creato la scorsa settimana con la decisione dell’Opec+ di tagliare la produzione di più di un milione di barili al giorno. E, a tal proposito, oggi alle 16.00 c’è la decisione della Bank of Canada, con la previsione di tassi invariati ed eventuali riflessi sul dollaro canadese. Oggi sono attesi anche alcuni interventi di banchieri centrali come Bailey, Governatore della Bank of England, insieme a Cos e De Guindos della Bce e infine Barkin della Fed. Una seduta, quindi, che potrebbe rivelarsi interessante.
Buona giornata e buon trading.
Saverio Berlinzani
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