La Fed, nella riunione di ieri, ha lasciato i Fed Funds invariati nella forbice 5.25%-5.50%, che rappresenta il massimo livello degli ultimi 22 anni, lasciando al contempo la porta aperta ad ulteriori rialzi, per cercare di dare un colpo definitivo al problema inflazione.
Nella conferenza stampa Jerome Powell ha dichiarato che la politica monetaria è restrittiva ma ancora non sufficientemente tale, il che sembra un gioco di parole, ma significa che forse un altro rialzo o due, nel prossimo futuro, potrebbero ancora realizzarsi. La sostanza è che c’è, secondo il Presidente, ancora molta strada da fare per raggiungere il 2% di inflazione.
Per il resto il comunicato assomiglia molto agli ultimi, nei quali è stata messa in luce la resilienza dei diversi settori, con un mercato del lavoro che rimane tirato sui massimi, nel senso che l’occupazione ancora tiene. I mercati hanno reagito, dapprima nel solito modo ovvero, con le borse in calo e dollaro in ripresa come valuta rifugio, ma poi i supporti hanno tenuto e gli azionari sono decollati e il dollaro ha perso quota.
Wall Street ha chiuso in ripresa con il Dow Jones a + 0.67%, S&P +1.05% e Nasdaq +1.64%, con rialzi del settore tecnologico e dei servizi di comunicazione. I listini asiatici hanno recuperato sull’onda dei guadagni degli indici americani e oggi vedremo come si comporteranno i mercati europei, ma la partenza lascia ben sperare.
Scendono i rendimenti dei titoli di stato americani, sotto quota 4.80 dopo alcune settimane di oscillazione tra 4.80% e 5%, il che dimostra come ormai gli analisti e investitori siano orientati a credere che la fine dei rialzi è molto vicina se non addirittura già in atto. Oggi attenzione alla decisione della BoE, che, secondo le attese dovrebbe lasciare invariati i tassi al 5.25%.
VALUTE
L’EurUsd, è risalito, dopo aver testato i minimi di 1.0520, ed è tornato stabile in area 1.0600 con una configurazione che a ben vedere, sembra orientata alla formazione di minimi crescenti con possibili target, nel caso di violazione dell’area 1.0680, anche a 1.0760 70. Solo sotto 1.0510 si potrebbe riparlare di discesa impulsiva.
Il Cable sembra il clone della moneta unica con minimi crescenti che nel caso di violazione di 1.2300, potrebbe far pensare alla fine della lunga onda di ribasso correttivo iniziata il 14 luglio, e la ripresa verso target ambiziosi sopra 1.2400.
Sceso anche il UsdJpy, dai massimi di 151.70 fino ai livelli attuali di 150.40, non molto perché il delta tasso costa troppo, ma è qualcosa, specie in assenza di interventi della BoJ. Logico pensare che la banca centrale giapponese, prima poi dovrà farsi vedere, se non vuole importare ulteriore inflazione, ma è chiaro che fino a quando non sarà ufficiale un primo restringimento della forbice tassi, i prezzi potrebbero fermarsi ai livelli attuali per un po’ di tempo.
Sulle altre valute, segnaliamo la ripresa delle oceaniche con AudUsd vicino alla prima resistenza chiave di 0.6470 mentre NzdUsd sembra ancora lontana dalla medesima a 0.5980. Perde quota leggermente il franco svizzero con EurChf tornato a ridosso di 0.9600. NzdChf sopra 0.5300 fa ben sperare una inversione rialzista.
Sul fronte dati, oggi, segnaliamo i Pmi manifatturieri in Eurozona, seguiti dalla disoccupazione tedesca, mentre nel pomeriggio, dopo la BoE, non dimentichiamo i disoccupati settimanali Usa insieme ai factory orders, ovvero gli ordini all’industria. La sensazione è che qualcosa stia girando e che il dollaro stia cominciando a indebolirsi.
Buona giornata e buon trading.
Saverio Berlinzani
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