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Europa decide sul price cap

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November 18, 2022


Bisogna attribuire a William A. Hurt l’utilizzo che noi oggigiorno conosciamo del gas, grazie alla sua brillante intuizione. Colui il quale fece scavare nel 1821 il primo pozzo nella città di Fredonia, nello stato di New York, dove storicamente è nata la prima azienda di gas naturale, un gruppo di imprenditori fondò infatti la Fredonia Gas Light Company nel 1858. Il resto è storia. Anche se la prima illuminazione di case e strade attraverso l’utilizzo del gas risale al 1700 in Inghilterra, questa materia prima continua ad essere protagonista nei nostri giorni per le molteplici ragioni che nei precedenti approfondimenti abbiamo commentato e negli scorsi decenni è stata protagonista di innumerevoli narrazioni, aneddoti e racconti che spesso caratterizzano il fascino stesso delle materie prime.


Dal punto di vista grafico, si è delineato un temporaneo trading range tra i 6,4 ed i 5,4 dollari. Ricordiamo che i futures sul gas naturale statunitense, parliamo dello storico Henry Hub, sono rimbalzati dai 4,8/4,9 dollari per un milione di british thermal unit, sino a lambire nuovamente i 6,4 dollari. Fondamentale continuare a monitorare il livello dei 6,4 dollari per un milione di British Thermal Unit poiché un eventuale superamento al rialzo della suddetta area potrebbe alimentare ulteriori fasi di acquisto e spingere la quotazione nella precedente area perpetrata tra i 7,5 ed i 9 dollari, ben visibile sul grafico giornaliero.


Per quanto riguarda il prezzo del gas quotato presso il mercato di Amsterdam, l’ormai famoso Ttf, attualmente siamo in area 113 euro per megawattora. Certamente la precedente discesa sotto la soglia dei 100 euro, così come accaduto nelle passate settimane, ha acceso molti entusiasmi ma il pericolo aumento dei prezzi è costantemente dietro l’angolo. La discesa in realtà si è verificata per una riduzione della domanda da parte delle imprese e delle famiglie, per ragioni legate al clima e quindi l’aumento insolito per questo periodo delle temperature, senza dimenticare i livelli di stoccaggio ben superiori al 90%. Nel secondo trimestre in tutta l’Ue il consumo di gas è sceso di oltre il 15%, pari a 14 miliardi di metri cubi rispetto a un anno prima. Secondo l’Ispi, tra luglio e settembre vi è stato un calo dell’8,5%, con un picco (-13,8%) in settembre rispetto all’anno prima.


La minore richiesta di gas sul mercato europeo si è potuta plasticamente osservare attraverso le foto delle decine e decine di navi colme di gas naturale liquefatto in attesa di essere scaricate presso i principali impianti di rigassificazione, come quelli che si trovano in Spagna, uno dei più importanti hub europei per il gnl. Per quel che riguarda il costo delle bollette, un aumento ridotto, di appena il 5% per il mese di ottobre, al posto del 70% ventilato più di un mese fa. Inoltre, l’aggiornamento tariffario diventa mensile anziché trimestrale per le famiglie che sono ancora nelle condizioni di tutela (circa 7,3 milioni di clienti domestici, su un totale di 20,4 milioni, il 35,6% circa). “Se l’aggiornamento fosse stato fatto con il vecchio meccanismo a fine settembre avremmo avuto un aumento anche del 200%. Il mercato tutelato dell’energia è la condizione in cui i consumatori hanno accesso all’energia alle condizioni economiche e contrattuali fissate dall’autorità per l’energia.


Concretamente, la “tutela” è la condizione che garantisce, a tutti quei consumatori che non hanno ancora aderito al mercato libero, contratti energetici in cui il prezzo dell’energia è calibrato trimestralmente dall’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambienti in base all’oscillazione del valore delle materie prime sul mercato. Al contrario, il mercato libero è il risultato di un processo di liberalizzazione del mercato dell’energia e del gas conclusosi nell’agosto del 2017 con l’approvazione del ddl Concorrenza da parte del Senato. L’entrata in vigore del mercato libero significa che da gennaio 2022 non ci sarà più l’authority di Stato a controllare i costi dell’energia e il mercato sarà determinato dalle società elettriche che offriranno, in concorrenza tra loro, diverse soluzioni contrattuali ai consumatori. Come per il settore della telefonia, l’utente potrà scegliere la soluzione che ritiene più conveniente per le sue esigenze.


Se, come ha sottolineato in una recente dichiarazione l’ad di Eni, il sistema italiano, governo e imprese, sta lavorando bene in sostituzione del gas russo, basti pensare che il prossimo anno, attraverso i rigassificatori è possibile riuscire a sostituire una percentuale pari all’80% e nel 2024/2025 del 100%, non bisogna assolutamente pensare che tutto sia risolto, anzi, il percorso è ancora in salita. Sul price cup i ministri dell’energia dei Paesi UE si riuniranno nella giornata del 24 novembre e se ancora ci sarà un nulla di fatto l’argomento sarà nuovamente discusso nel vertice del 15 e 16 dicembre. A proposito di price cup, il costo del gas in Europa, secondo alcuni attenti osservatori, non si riduce mettendo un limite al Ttf. Il prezzo è il risultato della domanda e dell’offerta. Pertanto, per ridurlo è fondamentale intervenire sull’aumento della produzione europea e la riduzione dei consumi.


Sull’introduzione di un tetto dinamico al prezzo del gas ci sono pareri e considerazioni ancora diverse tra i Paesi Ue. Un price cap “dinamico” che possa mediare tra le esigenze di tutti i Paesi membri e tenga conto delle complesse circostanze in cui versa il mercato. Una proposta avanzata dall’Italia ormai da mesi, insieme a Grecia, Polonia e Belgio. Dall’altro lato Germania, Finlandia e Olanda, ad esempio, sono contrarie all’idea di un tetto al prezzo del gas. Uno degli intenti è proprio quello di una soluzione dinamica tale da garantire all’Europa a un rifornimento continuo di materie prime senza subire i rincari ed evitando l’arbitraggio. L’altro obiettivo è quello di indicizzare il costo del gas a qualcosa di diverso dal Ttf e lavorare su una media di grandi indicatori di riferimento come Henry Hub o Brent e altri.


«Gli Stati Uniti hanno garantito la disponibilità ad aumentare le forniture di gas: resta aperta la questione dei prezzi sulla quale abbiamo trovato un’amministrazione disposta a ragionare con la Ue per trovare una soluzione per calmierare i prezzi» queste le parole del Presidente del Consiglio dopo l’incontro con Biden. La risposta del presidente americano è stata la seguente: “ti prometto che me ne occuperò, cercherò di venire incontro alle esigenze del tuo paese”. Al netto di questi virgolettati, bisogna ricordare che gli USA hanno più che raddoppiato le vendite nella Ue, con una quota del 44% sul totale dei nostri acquisti di gas liquefatto tra gennaio e settembre. Ma al secondo posto si è piazzata la Russia, che con il 17% ha superato anche il Qatar (13%). Allo stesso tempo è necessario ribadire che in realtà non è il governo americano a venderci direttamente il gas ma sono le aziende private come ad esempio Cheniere Energy, Venture Global LNG, Tellurian e Freeport LNG. La Casa Bianca non ha alcuna autorità per dire loro dove vendere il combustibile, può effettuare una sorta di moral suasion.

Sull’aumento dei livelli di esportazione di gas naturale liquefatto da parte degli Stati Uniti verso il Vecchio Continente c’è poco da meravigliarsi, tutto, per certi aspetti, era prevedibile, non perché siamo in possesso di una sfera di cristallo ma perché basta semplicemente ricordare l’impegno, formalmente raggiunto già a partire dallo scorso mese di marzo, tra Stati Uniti ed Unione Europea sui 50 miliardi di metri cubi. “Il nostro obiettivo è quello di espandere il mercato tanto da riuscire a collocare almeno la metà dell’incremento produttivo del 50% di gas Lng previsto al 2030” Queste sono le dichiarazioni del segretario americano all’Energia Rick Perry del 2019, in occasione della due giorni di conferenza transatlantica Italia, Europa e Stati Uniti relativa alla necessità di affrontare i cambiamenti inevitabili in modo intelligente. L’altro aspetto di non poco conto è legato al fatto che in realtà stiamo acquistando il gnl del mercato a stelle e strisce a prezzi elevati. Il ministro dell’Economia francese Bruno Le Maire ha detto che “non possiamo accettare che il nostro partner americano ci venda il suo Gnl a un prezzo quattro volte superiore a quello che vende agli industriali americani”. Premesso che importare il Gnl dal Texas è un percorso costosissimo, bisognerebbe chiedere ad esempio all’Olanda alla Norvegia uno sforzo tale da venderci il gas a più basso prezzo.



Quali le novità più rilevanti dal punto di vista delle decisioni da parte del governo ? Tra novità più importante è utile ricordare l’idea dello sblocco delle attività di estrazione nel mar Adriatico, dove sono presenti alcuni dei giacimenti più importanti d’Italia. a causa delle resistenze di alcune amministrazioni locali e di leggi nazionali: una in particolare, risalente al 2006, vietò di estrarre gas a meno di 12 miglia (cioè poco più di 22 chilometri) dalla costa. Poi c’è la 193 del 2008, l’Italia sostanzialmente paga scelte discutibili del passato, basti pensare che le piattaforme del mare Adriatico estraggono 800 milioni di metri cubi all’anno di gas contro i 17 miliardi di 20 anni fa. Ci sono poi i famosi pozzi produttivi non eroganti. La Basilicata ha il record di estrazione con un miliardo e 80 milioni di metri cubi l’anno. Abbiamo ridotto la produzione, ma aumentato l’importazione, con il doppio svantaggio di pagarlo di più e di avere lo stesso impatto negativo sull’ambiente. Inoltre, tra le altre novità da evidenziare, con il decreto Aiuti quater, approvato dal governo Meloni, le famiglie avranno un anno in più per migrare sul mercato libero. La fine della maggior tutela gas originariamente prevista per il 1° gennaio 2023 si sposta sostanzialmente al 10 gennaio 2024. Chi, invece, si trova nel mercato libero non subirà alcun impatto dal posticipo. Ma può, se insoddisfatto del proprio profilo di offerta individuare un’altra proposta, sempre sul mercato libero, o tornare al servizio di tutela in qualunque momento.


Tornando alle decisioni del governo, le estrazioni più vicine alla costa dovranno avvenire sotto al 45° parallelo, che passa poco sopra Ferrara: l’intenzione è di preservare la zona della laguna di Venezia per evitare di compromettere quell’area estremamente delicata. L’unica estrazione che sarà possibile sopra al 45° parallelo sarà quella del giacimento al largo di Goro, in provincia di Ferrara, che è considerato uno dei più promettenti perché potrebbe garantire 900 milioni di metri cubi di gas. Viene autorizzata l’estrazione da giacimenti nazionali con capacità sopra a 500 milioni di metri cubi. Potenzialmente si stima una quantità di 15 miliardi di metri cubi sfruttabili nell’arco di 10 anni. Ci sarà la possibilità di liberare alcune estrazioni di gas italiano, immaginando nuove concessioni, chiedendo ai nuovi concessionari che vorrebbero accedere alle concessioni di mettere in campo da gennaio gas da destinare alle aziende energivore ad un prezzo calmierato.

In attesa dell’incontro del 24 novembre tra i ministri europei, la discussione sul provvedimento riguardante il tetto al prezzo del gas va ormai avanti da molti mesi, senza una vera comunità di intenti, la quotazione continua a trovare forti ostacoli nel superare al ribasso i 100 euro per megawattora. Il timore da parte di Germania e Olanda, che ostacolano il price cup, è alimentato dalla preoccupazione che un contenimento dei prezzi renderebbe più complicati gli approvvigionamenti di gas, perché i fornitori si rivolgerebbero a mercati maggiormente redditizi. Dal documento europeo si evince che il “tetto” si attiverebbe qualora i prezzi del gas dovessero superare un certo valore che in realtà non è ben specificato…da Bruxelles fanno sapere che sostanzialmente si tratta di un meccanismo di correzione del mercato e verrà attivato solo in condizioni di emergenza, rispettando criteri molto rigidi, e potrà essere disattivato dalla Commissione in qualsiasi momento. Inoltre, il limite di prezzo verrebbe automaticamente disattivato se una revisione mensile mostra che le condizioni per la sua attivazione non sono più presenti.

 

 

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