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Il punto sulle banche centrali

Saverio Berlinzani
December 15, 2023

Oggi si chiude una delle settimane più importanti di questo 2023, caratterizzata dalle tante decisioni delle banche centrali in materia di politica monetaria. In ordine cronologico ricordiamo che la Fed, mercoledì sera, ha lasciato invariati i tassi nella forbice 5.25%-5.50%, così come giovedì la SNB ha seguito le orme della Banca centrale americana, lasciando i tassi all’ 1.75%.


Sempre giovedì, la sorpresa è venuta dalle autorità monetarie norvegesi, che hanno alzato invece al 4.5%, mentre sia la BoE che la BCE hanno seguito le aspettative degli analisti, lasciando il costo del denaro dove era.


Ma cosa ci hanno lasciato, in buona sostanza, i banchieri centrali, come messaggio? La maggior parte dei temi trattati ovviamente ha riguardato l’inflazione, e il futuro della politica monetaria, ma, al di là del fatto che i protagonisti abbiano mantenuto una certa cautela, per la prima volta da molto tempo a questa parte, qualcuno di essi ha cominciato a parlare di taglio del costo del denaro ed è proprio su questo dettaglio, che si è giocata la partita delle price action, ovvero dei movimenti a cui abbiamo di fatto assistito.


L’unica banca centrale però, che si sia esposta in tal senso è la Fed, in seguito alla dichiarazione di Jerome Powell sul fatto che il board avesse cominciato a discutere di quando sarebbe avvenuta la prima riduzione del costo del denaro. Tutti gli altri, nel bene o nel male, hanno mantenuto un atteggiamento da falchi, ovvero ci potrebbero essere altri rialzi se si rendesse necessario farlo.


Sappiamo bene che gli Usa sono la locomotiva e sappiamo altrettanto bene che difficilmente BCE e BoE alzeranno ancora, considerato il rallentamento della congiuntura in entrambe le aree. Ma i mercati, si sa, spesso si muovono in presenza di piccole differenze legate alla comunicazione, per poter “scatenare l’inferno”.


E così è stato. Le borse su nuovi massimi storici con Wall Street sugli scudi e nuovi massimi storici per il Dow Jones, mentre il Nasdaq è prossimo a quel 16.769 del novembre 2021. L’S&P 500 invece si trova a circa 70 punti dal massimo storico del 3 gennaio 2022, ma se queste sono le price action, presto o tardi vedremo nuovi massimi anche per questi due indici.


Massimo storico ancora per il Dax peraltro a 17.000 punti. Nella settimana, i guadagni sono stati di circa il 4% per gli indici americani mentre per quello tedesco, dopo un inizio folgorante, siamo tornati indietro ai prezzi di apertura di questa ottava.


VALUTE


Un tema solo, ovvero la caduta del dollaro, che si è auto-alimentata durante tutta la seduta man mano che emergevano le differenze di comunicazione tra le diverse autorità monetarie. EurUsd che si è arrampicato fino a 1.1010, per poi correggere circa una ventina di pis, ma è comunque a ridosso del doppio massimo di fine novembre a 1.1020.


Il Cable ha flirtato con quota 1.2800 senza per ora superarlo e ha corretto. Il trend è chiaramente cambiato ma forse, data la percentuale di rialzo contro dollaro vista ieri, c’è, per entrambi i rapporti di cambio, la necessità di qualche correzione, che forse sarà da sfruttare per ulteriori vendite di dollari. Il condizionale, specialmente in ragione del fatto che ci troviamo a ridosso delle festività, è d’obbligo.


Non ci sono grandi novità sugli altri rapporti di cambio se non un UsdJpy ancora lontano dai supporti di medio termine a 138.00, ma comunque in prossimità di un livello interessante a 141.00 con una partita tutta da giocare. E cross che si muovono poco perché mai come in questo momento il mercato è quasi perfettamente dollaro centrico.


DATI USA


A sorpresa negli Stati Uniti le vendite al dettaglio sono salite dello 0.3% a novembre, superiore al calo dello 0.2% di ottobre e superando le previsioni del mercato che scommettevano su un incremento dello 0.1%. Se pensiamo che la stagione dello shopping natalizio deve ancora cominciare, possiamo capire che forse c’è ancora spazio di ripresa.


In aumento le vendite dei negozi di abbigliamento, la ristorazione e la vendita di autoveicoli. Scese invece le vendite delle stazioni di servizio in ragione del calo del prezzo del gas. Il mercato ha completamente ignorato i dati, perché dei numeri positivi, avrebbero dovuto rallentare la corsa delle borse, e far rifiatare il biglietto verde, e invece nulla di tutto ciò, ma le ragioni le conosciamo e sono legate alla differenza di narrativa delle autorità monetarie.


OGGI I PMI


Non è terminata la settimana, anzi, oggi è giorno di Pmi, con il primo dato che è uscito in Australia, a 47.8 contro il 47.7 atteso. Poche le conseguenze sul tasso di cambio, che è rimasto stabile. Si parte con i dati francesi alle 9.15, relativi ai Pmi dei servizi e manifatturiero, poi a seguire, Germania, Eurozona, Uk, e Usa nel pomeriggio. Ci sarà ancora volatilità, riferita agli accadimenti di ieri, ma anche i Pmi potrebbero in qualche modo crearne di nuova.


Buon trading e buon fine settimana. 


Saverio Berlinzani





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