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Giornata interlocutoria sui mercati

Saverio Berlinzani
April 30, 2025

Ancora una giornata interlocutoria sui mercati, incapaci di prendere una nuova direzione in assenza di dichiarazioni dell’amministrazione USA sui dazi. I dati usciti ieri sulla bilancia commerciale USA evidenziano un preoccupante peggioramento del deficit, arrivando a un massimo storico che forse neanche l’eventuale deprezzamento del dollaro riuscirà a correggere.


Wall Street ha perso momentum e si è fermata, in attesa delle trimestrali che stanno cominciando a uscire. L’oro resta fermo sui 3.300 dollari l’oncia e non riesce per ora a sfondare 3.260, tantomeno 3.370, prima resistenza chiave. Ieri ha parlato Scott Bessent, il quale ha ribadito che gli USA sono vicini ad accordi commerciali con India, Corea del Sud e Giappone, a dimostrazione che i paesi asiatici sembrano quelli più favorevoli a negoziare e ad accordarsi.


VALUTE


Sui cambi poco da segnalare con l’euro sempre ancorato nel trading range 1.1350 - 1.14520, in un mercato quasi perfettamente dollaro-centrico, e cross che si muovono di conseguenza lateralmente. Questo nuovo equilibrio, non sappiamo se durerà, perché questo è un anno dove le incognite, e soprattutto le sorprese, sono sempre dietro l’angolo.


Il franco svizzero resta forte, con EUR/CHF sotto 0.9400 e USD/CHF non lontano dai minimi di 0.8040. JPY, che dopo il rialzo contro dollaro fino a 139.88, ha ripiegato con il biglietto verde che è risalito fino a 144.00 per poi consolidare e attestarsi in area 142.50 dove è ora. La sensazione che il ribasso del dollaro non sia terminato è forte, anche se forse necessiterebbe di una correzione rialzista prima di ricominciare a scendere.


I dati di questa settimana, relativi al mercato del lavoro, dopo che i JOLTS ieri sono usciti peggiori del consensus, potrebbero fare da market movers sulle valute. Aspettiamo.



DEFICIT COMMERCIALE ALLE STELLE


Il deficit commerciale statunitense, riferito ai soli beni, si è ampliato bruscamente a 162 miliardi di dollari a marzo 2025, massimo storico, al di sopra del consenso di mercato di 146 miliardi di dollari, in ragione del fatto che le importazioni sono aumentate per anticipare l’applicazione dei dazi doganali.


Esse sono infatti aumentate del 5%, a 342,7 miliardi di dollari, poiché l'annuncio del Presidente Trump di imporre dazi sui principali partner commerciali e l'avvio di indagini sulle imposte su beni e materiali chiave hanno spinto i produttori ad accelerare gli ordini per rifornire i magazzini prima di ulteriori tasse.


Le importazioni sono aumentate per i beni di consumo, le forniture industriali e beni strumentali. A loro volta, le esportazioni sono aumentate di meno, ovvero dell’1,2%, a 180,8 miliardi di dollari.


CAD IN RIALZO


Il dollaro canadese si è attestato non lontano da 1,3800 CAD per USD, scambiando vicino al massimo degli ultimi sei mesi, con le valute del G10 che continuano a essere sostenute dalla fuga dagli asset denominati in dollari, mentre i mercati scontano le prospettive di politica economica interna sotto il neoeletto governo del Partito Liberale. Carney, ex governatore della BoC e della BoE, ha vinto le elezioni.


Il presidente in carica si è finora astenuto dal dare priorità a un accordo commerciale con gli Stati Uniti, sottolineando l'influenza del Canada e optando per accordi con altre nazioni. Nel frattempo, la BoC ha ammesso che la politica commerciale degli Stati Uniti rischia di provocare una recessione in Canada qualora gli Stati Uniti continuassero con il loro aggressivo pacchetto tariffario, segnalando al contempo una generale stagnazione economica in caso di attenuazione della guerra commerciale.


CINA, PMI IN PEGGIORAMENTO


L'indice PMI manifatturiero ufficiale NBS della Cina è sceso a 49,0 ad aprile 2025 dal massimo di 50,5 registrato a marzo, al di sotto delle aspettative del mercato che si attestavano a 49,8. Si è trattato della prima contrazione dell'attività manifatturiera da gennaio e il calo più marcato da dicembre 2023, nonostante le misure di stimolo di Pechino volte a sostenere la ripresa economica, in un contesto di crescenti preoccupazioni per l'impatto dell'attuale stallo nei rapporti tra Cina e Stati Uniti.


Anche l'indice PMI non manifatturiero è sceso a 50,4 ad aprile 2025, dal massimo trimestrale di 50,8 a marzo, deludendo le aspettative del mercato di 50,7. Infine, la fiducia delle imprese è scesa al livello più basso da settembre 2024.


AUSTRALIA, INFLAZIONE STABILE


Il tasso di inflazione annuo in Australia si è mantenuto stabile al 2,4% nel primo trimestre del 2025, invariato rispetto al trimestre precedente e superiore alle aspettative di mercato del 2,3%. Si tratta del livello più basso dal primo trimestre del 2021. L'inflazione dei servizi è scesa al 3,7%, il livello più basso dal secondo trimestre del 2022, in calo rispetto al 4,3% del quarto trimestre. Tuttavia, questo è stato compensato da un aumento dell'inflazione dei beni (1,3% contro lo 0,8%), dovuto in gran parte all'aumento del 16,3% dei prezzi dell'elettricità.


Anche l'inflazione alimentare è aumentata (3,2% contro il 3%), trainata dall'aumento dei prezzi di carne, pesce, frutta e verdura. Su base trimestrale, i prezzi al consumo sono aumentati dello 0,9%, superando l'aumento previsto dello 0,8%, segnando il maggiore aumento in tre trimestri.


Buona giornata!


Saverio Berlinzani





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