Il mercato, dopo aver visto dei minimi sul dollaro, sta vivendo una fase di congestione a ridosso di tali livelli, segnale che non è ancora iniziata la benché minima correzione, che parrebbe dovuta sotto il profilo grafico e non solo. I dati di ieri negli Stati Uniti hanno evidenziato una disoccupazione settimanale ancora in calo, mentre i funzionari della Fed chiedono un ulteriore rialzo del costo del denaro che, anche se prima o poi si arriverà al suo picco, appena sopra al 5%, non è detto che la fase di allentamento inizi immediatamente. Anzi, le voci che circolano, parlano di sei mesi di tassi invariati. Intanto questa notte sono usciti i dati sull’inflazione giapponese, arrivata al 4% a dicembre contro il 3.8% del dato precedente, il livello più alto dal gennaio del 1991. Tra le ragioni dell’impennata dei prezzi uno yen debole e l’aumento dei prezzi delle materie prime.
Chi si aspettava uno yen al rialzo è rimasto deluso dato che era già salito nelle settimane scorse ed ora ha perso terreno soprattutto a causa della chiusura di posizioni short sul cambio UsdJpy. Il prezzo, infatti, dai minimi di ieri in area 128 è salito sopra in area 129.30 e, al di là di correzioni, sembra in una chiara fase di accumulazione favorevole al dollaro. Questa situazione potrebbe alimentare la ripresa del biglietto verde anche contro euro e sterlina.
Per vederci chiaro bisognerà comunque aspettare perché questo inizio di 2023 appare realmente confuso. Sappiamo che per molte aree la recessione è alle porte, visto il perdurare di prezzi alti e di un rallentamento della domanda, ma ciò è paradossalmente vissuto come un fatto positivo dai mercati, mentre le notizie che evidenziano una tenuta della congiuntura diventano un motivo per vendere i mercati azionari. Forse, da questo punto di vista, il mercato valutario sembra più razionale, dato che vende dollari in ragione dell’idea che la recessione si avvicina anche ad ovest.
Tecnicamente ci troviamo in una fase che potremmo definire di climax, ovvero di oscillazioni volatili a ridosso di importanti livelli di massimi o minimi di medio-lungo termine. Sull’EurUsd tali livelli sono posti a 1.0880-1.0900 mentre sulla sterlina a quota 1.2440. E’ interessante notare come sulle oceaniche questa fase correttiva sia già in atto, come se anticipassero le mosse anche delle majors, con Audusd a ridosso dei primi supporti chiave posti a 0.6880 mentre NzdUsd sembra aver già fatto un bel doppio massimo in area 0.6530-0.6520 e potrebbe cominciare a distribuire.
Sul fronte dati questa notte la Banca Centrale Cinese, la Pboc, ha mantenuto i tassi LPR (utilizzati per i prestiti a famiglie e imprese) invariati al 3.65% per il quinto mese consecutivo mentre il tasso quinquennale, utilizzato per i mutui, è rimasto stabile al 4.3%. Stamani, il focus è sulle vendite al dettaglio inglesi. Poi ci saranno le vendite al dettaglio canadesi e, a seguire, i dati sul mercato immobiliare Usa.
Buon trading e buon fine settimana.
Saverio Berlinzani
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