Poche novità sul fronte dei mercati durante la sessione di ieri, caratterizzata per lo più da movimenti laterali a ridosso delle resistenze chiave per i mercati azionari e per correlazione inversa, a ridosso dei supporti del dollaro per il mercato dei cambi.
I compratori di borsa continuano a farsi vedere così come i venditori di divisa americana, con i listini americani che hanno chiuso in rialzo (Dow Jones a +0.58%, S&P500 a +0.74% e Nasdaq a + 1.13%, e nove degli 11 settori dell’S&P che hanno chiuso in rialzo guidati dalla tecnologia e servizi di comunicazione.
Gli investitori continuano a ritenere che la Fed abbia terminato il ciclo di rialzo dei tassi, e credono che ora la banca centrale Usa comincerà ad orientarsi verso il taglio del costo del denaro. A tal proposito, oggi saranno pubblicati, in serata, i verbali dell’ultima riunione della Fed.
VALUTE
L’EurUsd non è riuscito a correggere neppure 20 pip dopo il breakout di venerdì a 1.0900, con accelerazioni fino a 1.0965 e non andando mai sotto quota 1.0913. Il Cable è salito sopra 1.2500 e si trova a ridosso dei target di 1.2530-40. UsdJpy sceso a 147.60, incapace di reagire sopra le prime resistenze chiave poste a 148.70.
Poche altre novità se non che il dollaro sembra soffrire contro tutte le valute, e il dollar index ha bucato area 103.00, con il supporto chiave che interviene a 102.60.
Sui cross interessanti rialzi per quelli dell’euro, con EurCad sugli scudi sopra 1.5030 a ridosso della resistenza chiave di 1.5100 da dove ci si potrebbero aspettare delle correzioni. Interessanti accelerazioni rialziste anche per AudCad e NzdCad, con il primo a ridosso di resistenze chiave a 0.9040 50 area.
CRISI ARGENTINA
Il peso argentino, nei mercati paralleli, ha perso oltre il 10% scendendo a 1.000 Pesos per dollaro e innescando una nuova svalutazione competitiva. La ragione sembrerebbe legata alla vittoria, nelle elezioni Presidenziali, del candidato di estrema destra Javier Milei.
Il Nuovo Primo Ministro avrebbe promesso di chiudere la banca centrale e “dollarizzare” il paese, per contenere la spesa pubblica e stabilizzare l’inflazione. La Banca centrale si trova a secco di riserve valutarie, e ciò alimenta la possibilità di adottare il dollaro come valuta ufficiale.
PETROLIO
Correzione del petrolio, con guadagni di oltre l’1.5%, in attesa della riunione dell’Opec+ del 26 novembre, nella quale sono previsti ulteriori tagli alla produzione per sostenere il prezzo del greggio.
Sia dall’Arabia Saudita, che dalla Russia, sono attese ulteriori riduzioni della produzione all’inizio del 2024. Per contro, negli Usa gli ultimi dati, hanno evidenziato un importante aumento delle scorte che andrà presumibilmente a contrastare la riduzione dell’offerta stessa.
ITALIA, CROLLANO I RENDIMENTI DEL BTP
I rendimenti del Btp a 10 anni sono scesi al 4.35% a novembre, vicino ai minimi di settembre, in seguito alla decisione di Moody’s di alzare l’outlook sul debito italiano da neutrale a positivo.
Moody’s ha citato la stabilizzazione della crescita, alla relativa salute del sistema bancario e migliori prospettive di stabilità fiscale. Rimosso il termine “junk” ovvero spazzatura, per quel che riguarda i nostri titoli, dall’agosto 2022 quando era caduto il Governo. Sceso anche lo spread con il Bund a 175 punti base.
MINUTE RBA
Il rialzo dei tassi in Australia, al 4.35% visto nell’ultima settimana, ha portato gli oneri finanziari al livello più alto dal 2011 a questa parte. Nello statement e dai verbali si legge che l’inflazione potrebbe rimanere alta fino alla fine del 2024, sopra al 3% e solo nel 2025 si stabilizzerà nella forbice 2-3 per cento.
Intanto in Nuova Zelanda, è sceso il deficit commerciale a 1.7 miliardi di dollari, con un calo dell’export del 9.3% a 5.4 miliardi di dollari, mentre l’import è sceso del 14% a 7.1 miliardi. Oceaniche sulle resistenze di medio termine.
Buona giornata e buon trading.
Saverio Berlinzani
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