Ieri, 25 ottobre, la Bank of Canada, come ampiamente previsto dal consensus, ha lasciato i tassi invariati al 5%, il massimo degli ultimi 22 anni. Nello statement si legge che le prossime decisioni di politica monetaria dipenderanno dai dati economici che verranno rilasciati da qui in avanti.
Per la seconda volta consecutiva il Consiglio è quindi rimasto fermo, osservando che i precedenti aumenti avevano già contribuito a rallentare l’attività economica e limitato la salita dell’inflazione. Gli ultimi dati hanno evidenziato un calo dei prezzi mentre il Pil e le vendite al dettaglio, quindi i consumi, sono rimasti stagnanti.
I target della Bank of Canada rimangono quelli di un 2% di inflazione da raggiungere almeno per il 2025. UsdCad inizialmente ha strappato al rialzo, andando a testare 1.3810, per poi ripiegare e consolidare in area 1.3785-90.
Tecnicamente siamo su dei massimi interessanti di medio periodo, con i prezzi che potrebbero anche sfondare quota 1.3980, che rappresenta il trigger point per eventuali movimenti impulsivi verso i massimi del 2020 sopra 1.4650.
LA DISCESA DELL’AZIONARIO
Le borse americane hanno ceduto terreno in ragione di trimestrali contrastate ma anche e soprattutto a causa di un aumento generalizzato del risk off, con l’indice Vix tornato sopra quota 20 mentre i rendimenti dei titoli di Stato Usa a 10 anni sono tornati a ridosso del 5%. Nella notte sono scesi anche i listini di Australia, Giappone, Hong Kong e Cina.
Ieri, sul fronte dati, abbiamo registrato la ripresa delll’Ifo tedesco, salito a 86.9 punti in ottobre, il primo aumento degli ultimi 6 mesi, sopra al consensus di mercato di 85.9. A livello industriale, le aziende sembrano meno pessimiste circa le aspettative per i prossimi mesi, con un expectations a 84.7 contro 83.1 di settembre.
OCCHI PUNTATI SUL DOLLARO/YEN
La reazione dell’euro è stata quasi insignificante, con un trading range consolidato tra 1.0540 e 1.06. La sensazione è che sul mercato dei cambi ci sia un fragile equilibrio, con un super franco svizzero che la Snb non sembra capace di indebolire, e con i tassi di cambio delle major estremamente nervosi sul brevissimo periodo ma sostanzialmente stabili sul medio termine.
La vera novità arriva dal UsdJpy che ha violato quota 150, portandosi a 150.50, anche se lentamente per il timore di un eventuale intervento della BoJ. Fino a quando la banca centrale giapponese non si farà vedere sul mercato, la speculazione continuerà a spingere andando a cercare gli stop loss delle posizioni short dei pesci piccoli.
Ricordiamoci che in passato, quando da posizioni estreme lo yen ha invertito per un intervento della BoJ, il mercato poi si è stabilizzato ma, anche questa volta, il trigger dovrà arrivare dalle autorità monetarie giapponesi.
Buona giornata e buon trading a tutti.
Saverio Berlinzani
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