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Wall Street sale con la Fed, dollaro in recupero

Saverio Berlinzani
September 19, 2025

LA FED SPINGE WALL STREET

 

Il taglio dei tassi da parte della Fed ha dato slancio a Wall Street, che ha chiuso in positivo. L’S&P 500 è salito dello 0,48%, il Nasdaq ha guadagnato lo 0,94% e il Dow Jones lo 0,27%.

 

Il dato settimanale sul mercato del lavoro è risultato migliore delle attese, alimentando fiducia in una ripresa del settore. La Fed ha inoltre segnalato ulteriori tagli di 50 punti base entro fine anno, seguiti da una riduzione di 25 punti base nel 2026.

 

Il presidente Powell ha definito la mossa un taglio per “gestione del rischio”, avvertendo che non esistono percorsi privi di incognite.

 

Nel frattempo, le richieste iniziali di sussidio di disoccupazione sono diminuite molto più del previsto, attestandosi a 231.000 unità.

 

Sul fronte societario, le azioni Nvidia sono balzate di oltre il 2%, mentre Intel ha guadagnato quasi il 24% dopo l’annuncio che Nvidia investirà 5 miliardi di dollari per una quota di minoranza nella società. Meta ha chiuso in rialzo dello 0,7%.

 

VALUTE

 

Il dollaro ha recuperato terreno dopo la decisione della Fed, con l’EUR/USD sceso sotto quota 1,1800. Il ribasso di 150 pips alimenta l’ipotesi che il massimo a 1,1917 possa essere definitivo.

 

Sebbene il trend di fondo del dollaro resti ribassista, la correzione in atto appare impulsiva, con obiettivi compresi tra 1,1650 e 1,1560.

 

Il dollaro si è rafforzato anche contro sterlina e yen, specie dopo il nulla di fatto da parte di BoE e BoJ sui tassi. Il mercato sembra apprezzare l’allentamento monetario come stimolo alla crescita.

 

Le valute oceaniche sono in discesa e vicine ai supporti chiave. Il franco svizzero resta solido contro l’euro, in area 0,9330, ma perde terreno sul dollaro, passando da 0,7870 a 0,7930.

 

Nel breve, la forza del dollaro potrebbe perdurare. Nel medio periodo, molto dipenderà dalla reazione del mercato ai futuri tagli dei tassi da parte della Fed.

 

 

BOJ, TASSI INVARIATI

 

La Banca del Giappone ha mantenuto invariato il tasso di riferimento a breve termine allo 0,5% a settembre 2025, il livello più alto dal 2008, in linea con le attese del mercato.

 

La decisione, approvata con 7 voti favorevoli e 2 contrari, è giunta in un contesto di incertezza sulle prospettive politiche del Giappone e sull’impatto dei dazi statunitensi.

 

Durante la riunione notturna, la BoJ ha annunciato l’intenzione di iniziare a vendere le proprie partecipazioni in ETF e REIT.

 

Il consiglio ha osservato che l’economia giapponese si è ripresa moderatamente, nonostante alcune debolezze. I consumi privati hanno mostrato una buona tenuta, sostenuti dal miglioramento dell’occupazione e del reddito.

 

Le esportazioni e la produzione industriale sono rimaste contenute, mentre gli investimenti sono aumentati in vista dei dazi statunitensi, seguiti da un possibile calo.

 

L’inflazione ha oscillato tra il 2,5% e il 3,0%, spinta dai prezzi alimentari, in particolare del riso. Le aspettative di inflazione sono aumentate moderatamente, con una crescita graduale del dato core.

 

BOE FERMA SUI TASSI

 

La Banca d’Inghilterra ha votato 7 a 2 per mantenere il tasso di interesse di riferimento invariato al 4%, con due membri favorevoli a un taglio di 25 punti base al 3,75%.

 

Il Comitato di Politica Monetaria ha inoltre votato, sempre con maggioranza 7 a 2, per rallentare il quantitative tightening, riducendo le emissioni di titoli di Stato di 70 miliardi di sterline nel prossimo anno, portandole a 488 miliardi.

 

I responsabili politici hanno evidenziato progressi nella disinflazione dopo gli shock passati, sostenuti da politiche restrittive. Tuttavia, l’inflazione resta al di sopra dell’obiettivo, al 3,8% ad agosto, con previsioni di leggero aumento a settembre prima di un ritorno al 2%.

 

La crescita salariale, pur ancora elevata, si è attenuata e si prevede un ulteriore rallentamento. L’inflazione dei servizi è rimasta stabile.

 

La sterlina si attesta a 1,3550 contro il dollaro e a ridosso di 0,8700 contro l’euro.

 

PETROLIO

 

Venerdì, i future sul greggio WTI si sono attestati intorno ai 63,6 dollari al barile, riducendo il secondo guadagno settimanale consecutivo.

 

I rinnovati appelli del presidente degli Stati Uniti Donald Trump per prezzi più bassi hanno attenuato le preoccupazioni sull’offerta. Trump ha dichiarato di preferire petrolio più economico rispetto a ulteriori sanzioni, per fare pressione sulla Russia affinché ponga fine alla guerra in Ucraina.

 

Nel frattempo, la Federal Reserve ha effettuato un taglio dei tassi ampiamente atteso e ha segnalato un ulteriore allentamento monetario per contrastare l’indebolimento del mercato del lavoro.

 

Sebbene una politica più accomodante possa sostenere la domanda di carburante, gli investitori restano cauti, interpretando la mossa come un segnale di crescenti rischi economici in una delle principali nazioni consumatrici di petrolio.

 

EUROPA

 

L’avanzo delle partite correnti dell’Eurozona si è ridotto a 35 miliardi di euro a luglio 2025, rispetto ai 39,3 miliardi dello stesso mese dell’anno precedente.

 

L’avanzo delle merci è sceso a 27,9 miliardi di euro, rispetto ai 35,3 miliardi dell’anno precedente. Anche l’avanzo dei servizi è diminuito, passando da 20,4 a 19,9 miliardi di euro.

 

D’altro canto, il saldo delle partite correnti ha registrato un avanzo di 2,9 miliardi di euro, in aumento rispetto ai 2,1 miliardi dell’anno precedente.

 

Saverio Berlinzani

 

 

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