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Mercati ai massimi, dollaro forte e petrolio incerto

Saverio Berlinzani
September 22, 2025

Salita infinita dei mercati azionari

 

Le azioni statunitensi hanno chiuso venerdì su nuovi massimi, estendendo i guadagni record della sessione precedente. A sostenere il rialzo sono stati i risultati trimestrali, generalmente positivi, il primo taglio dei tassi da parte della Fed nel 2025 e segnali di progresso nelle relazioni tra Stati Uniti e Cina.

 

L'S&P 500 è salito dello 0,5%, superando la soglia dei 6.600 punti. Il Nasdaq 100 ha guadagnato lo 0,7%, mentre il Dow Jones ha superato per la prima volta quota 46.300.

 

FedEx è balzata del 2,3% grazie a risultati superiori alle attese. Apple ha guadagnato il 3,2% in seguito all’aumento del target price da parte di JP Morgan e al lancio del nuovo iPhone. Tesla è salita del 2,2% dopo l’upgrade a “outperform” da parte di Baird, sostenendo i settori tecnologico e dei beni di consumo discrezionali.

 

Il sentiment di mercato è rimasto positivo, anche per i progressi sul fronte commerciale tra USA e Cina, sottolineati da Trump. Tutti e tre i principali indici hanno registrato guadagni settimanali: S&P 500 +0,8%, Dow Jones +1%, Nasdaq +1,5%.

 

Valute

 

Settimana significativa sul fronte valutario. L’EUR/USD ha iniziato l’ottava in rialzo verso 1,1920, sostenuto dalle aspettative di ribasso dei tassi Fed. Tuttavia, dopo la decisione della banca centrale e probabili prese di profitto da parte degli investitori istituzionali (long strutturali sull’euro, come confermato dai dati del CME di Chicago), il cambio è sceso fino a 1,1745.

 

La chiusura ha generato una configurazione tecnica ribassista, con una “shooting star” sul grafico settimanale. Nel breve termine, si prospetta una discesa verso i supporti chiave a 1,1660 e 1,1550. Nel medio termine, potrebbe trattarsi di una correzione fisiologica dopo la forte salita.

 

Anche il Cable ha perso più dell’EUR/USD, deludendo i mercati dopo l’assenza di novità sui tassi da parte della Bank of England. La sterlina ha ceduto 250 pips in poche sedute contro il dollaro, con possibili target a 1,3350 e, in caso di rottura, anche 1,3140.

 

Il dollaro è salito anche contro lo yen, ma per avviare movimenti significativi occorre superare la resistenza a 149,20, ancora lontana dal livello attuale di 147,959.

 

In calo le valute oceaniche e il dollaro canadese, con il biglietto verde che si avvicina alle prime resistenze: CAD a 1,3875, AUD a 0,6500 e NZD/USD a 0,5810. Il franco svizzero è stabile sull’euro (0,9340) e in indebolimento sul dollaro (0,7950).

 

Una settimana di interventi verbali

 

La settimana entrante sarà cruciale per valutare le prospettive sui tassi globali. Sono attesi interventi chiave da parte dei membri del FOMC, incluso il Presidente Powell.

 

Oltre ai discorsi, saranno pubblicati dati macroeconomici rilevanti: inflazione PCE, consumi, spese personali e la stima aggiornata del PIL del secondo trimestre. Altri dati USA includono ordini di beni durevoli, PMI, conto corrente e vendite di nuove case.

 

I PMI saranno diffusi anche in India, Australia, Giappone, Regno Unito, Germania, Francia e nell’Eurozona. Attesa anche per la produzione industriale cinese.

 

Sul fronte delle banche centrali, sono previste decisioni sui tassi in Cina, Svizzera, Svezia e Messico. A livello geopolitico, i leader mondiali si riuniranno a New York per l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, in un contesto globale particolarmente turbolento.

 

Petrolio WTI: movimento laterale

 

I future sul greggio WTI continuano a muoversi lateralmente. Venerdì sono scesi dell’1,4%, attestandosi a 62,70 dollari al barile, terza sessione consecutiva in calo. Da inizio agosto, il range di oscillazione è tra 61,30 e 65,70 dollari.

 

L’ampia offerta e i timori per la domanda debole hanno prevalso sulle speranze che il taglio dei tassi Fed stimolasse i consumi. La produzione globale robusta e l’aumento delle scorte continuano a limitare i rialzi nel breve.

 

D’altro canto, gli attacchi ucraini alle infrastrutture energetiche russe e le possibili imposte internazionali hanno sostenuto la domanda. Tuttavia, i timori di eccesso di offerta mantengono i prezzi sotto controllo.

 

Gli operatori seguono con attenzione gli sviluppi nelle relazioni tra Stati Uniti, Cina e India, che potrebbero influenzare i flussi di greggio russo. Un dollaro più forte ha inoltre frenato la domanda di materie prime denominate in dollari.

 

Nonostante il taglio di 25 punti base da parte della Fed, i segnali di indebolimento del mercato del lavoro e di rallentamento economico smorzano l’ottimismo per un rally sostenuto.

 

Saverio Berlinzani

 

 

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