CONGESTIONE E INCERTEZZA
Seduta debole quella di ieri, martedì 30 settembre, per i listini USA. Gli operatori restano in attesa del dato chiave di fine settimana relativo al mercato del lavoro, preoccupati per possibili ritardi nella pubblicazione dovuti al potenziale blocco delle attività governative federali, noto come shutdown.
L’interruzione dovrà essere evitata con un accordo entro la mezzanotte di oggi. I tre principali indici azionari statunitensi si sono mossi intorno alla parità, in vista del blocco che metterebbe a rischio il rapporto sulle buste paga di venerdì.
Nel frattempo, il rapporto JOLTS ha mostrato che le offerte di lavoro si sono mantenute stabili a 7,2 milioni, in linea con le previsioni, segnalando una domanda di lavoro relativamente solida.
I settori dell’energia e dei servizi di comunicazione hanno registrato le peggiori performance, mentre le utility hanno sovraperformato. Microsoft, Amazon, Alphabet, Meta e Tesla hanno chiuso tutte in rosso.
A settembre, l’S&P 500 è salito di oltre il 3%, avviandosi verso il miglior settembre degli ultimi 15 anni. Il Dow Jones ha guadagnato l’1,7% e il Nasdaq è balzato del 5,3%.
Nel terzo trimestre, l’S&P 500 è cresciuto del 7,4%, il Dow Jones dell’1,7% e il Nasdaq di quasi l’11%.
VALUTE
L’euro resta forte in area 1,1760, in leggera ripresa rispetto a ieri. Il Cable è tornato sopra quota 1,3450. USD/JPY è ancora debole a 147,50, incapace di superare le resistenze chiave a 148,80.
Le valute oceaniche mostrano una lieve ripresa dopo i dati positivi dalla Cina. Tuttavia, il mercato resta decorrelato in assenza di un trigger che possa riportare una dinamica dollaro-centrica.
Il contesto di price action continua a favorire una debolezza generalizzata e intenzionale del dollaro. Resta da capire quanto potrà resistere l’Europa con un euro così forte, in un quadro macro fragile e in indebolimento.
Tecnicamente, il trend ribassista del dollaro USA non sembra concluso. Manca ancora un 4–5% di discesa, che potrebbe concretizzarsi se la Fed taglierà i tassi due volte, portandoli al 3,75%, riducendo il divario con l’Europa, ferma al 2%.
USA, MERCATO IMMOBILIARE
L’indice S&P Case-Shiller negli Stati Uniti è aumentato dell’1,8% su base annua a luglio 2025, il guadagno più basso da luglio 2023, dopo un +2,2% a giugno. Il dato è leggermente superiore alle previsioni dell’1,6%.
I risultati confermano un rallentamento del mercato immobiliare. New York ha registrato il maggior incremento annuo tra le 20 città esaminate, seguita da Chicago e Cleveland. Anche Boston e Detroit hanno mostrato solidi aumenti.
La tendenza evidenzia come molti mercati del Nord-Est e del Midwest, che avevano visto una crescita modesta durante la pandemia, siano ora tra i più forti. Al contrario, diversi mercati della West Coast, un tempo molto richiesti, stanno performando peggio.
GERMANIA, SALE L’INFLAZIONE
Il tasso di inflazione annuo in Germania è salito per il secondo mese consecutivo al 2,4% a settembre 2025, rispetto al 2,2% di agosto, superando leggermente le previsioni del 2,3%.
L’inflazione core è aumentata al 2,8% dal 2,7%. Su base mensile, i prezzi al consumo sono cresciuti dello 0,2%, dopo un +0,1% ad agosto.
Anche l’indice armonizzato dei prezzi al consumo a livello UE è aumentato del 2,4% su base annua e dello 0,2% su base mensile.
JOLTS OPENINGS
Le offerte di lavoro negli Stati Uniti sono aumentate di 19.000 unità, raggiungendo quota 7,227 milioni ad agosto 2025, rispetto ai 7,208 milioni di luglio (dato rivisto al rialzo), in linea con le attese di mercato.
I settori sanitario, del tempo libero e del commercio al dettaglio hanno registrato un aumento delle offerte. Al contrario, si è osservata una diminuzione nell’edilizia e nel governo federale.
Assunzioni e licenziamenti totali sono rimasti pressoché invariati, attestandosi a 5,1 milioni. Anche le dimissioni e i licenziamenti specifici non hanno mostrato variazioni significative.
Saverio Berlinzani
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