Oggi inizia una settimana che potrebbe condizionare l’andamento dei mercati finanziari nelle prossime settimane e anche dei prossimi mesi, visto che potrebbe segnare un punto di svolta sulla questione relativa ai tassi di interesse. Il contesto attuale è ancora dominato dall’incertezza su questo aspetto, con le banche centrali che da un lato insistono nella necessità di abbattere l’inflazione ma dall’altra hanno il timore di spingere troppo sull’acceleratore e provocare un’eccessiva contrazione economica.
Qualcuno sostiene che i banchieri centrali siano disposti ad accettare una recessione pur di abbattere l’aumento dei prezzi; altri sostengono che le banche centrali vogliano una recessione perché il calo della domanda globale sarebbe la “condicio sine qua non” per far tornare l’inflazione intorno al 2%, ovvero i target di medio termine delle principali autorità monetarie. Ci stiamo quindi avvicinando all’appuntamento del 14 Giugno, giorno della decisione sui tassi della Federal Reserve, con la consapevolezza che sarà una decisione che segnerà le price action, forse in modo definitivo, dei prossimi mesi.
Le attese sono che i tassi rimangano invariati al 5.25% anche se qualcuno azzarda, specie dopo gli ultimi dati macro, un rialzo di 25 punti base. Le probabilità di un nulla di fatto sono al 77% ma non dimentichiamo che il giorno prima verrà rilasciato il dato sull’inflazione, le cui attese sono per un calo al 4.1% nel dato core e un 5.2% nel numero generale. Ad influenzare la decisione sui tassi ci saranno i dati sulle vendite al dettaglio, il cui consensus vede un calo dello 0.1%, e quelli relativi alla produzione industriale, alla fiducia dei consumatori dell’Università del Michigan, l’indice manifatturiero della Fed di Philadelphia e quello dell’Empire State di New York. Vedremo quali saranno le reazioni dei mercati, in special modo dell’azionario Usa e del dollaro.
Per quel che riguarda gli altri paesi c’è grande attesa per la decisione sui tassi di giovedì da parte della Bce, specialmente dopo i dati sul Pil che hanno portato l’Eurozona in recessione tecnica. I dati sull’inflazione potrebbero fornirci maggiori indicazioni. In Uk attenzione invece ai dati sul Pil, che dovrebbero segnalare un recupero, mentre il tasso di disoccupazione potrebbe aumentare al 4%. In Cina occhi puntati sulla produzione industriale e sulle vendite al dettaglio. Anche in Giappone la Boj decide sui tassi: le attese sono per un nulla di fatto.
VALUTE
Sul mercato dei cambi, dopo un lungo periodo di lateralità, c’è molta attesa per i dati macro e per le decisioni delle banche centrali. La moneta unica, che da oltre dieci sessioni si muove in un trading range compreso tra 1.0630 e 1.0790, sta tentando recupero e potrebbe risalire almeno fino a 1.09. Sarà importante verificare se il delta tasso tra Europa e Usa tenderà a ridursi visto il perdurare, nel Vecchio Continente, di un tasso di inflazione superiore a quello Usa, una situazione che potrebbe indurre la Bce a proseguire più a lungo nella sua politica restrittiva sui tassi.
Anche la sterlina si è rafforzata e si è portata a ridosso di 1.26, la cui rottura metterebbe sotto osservazione livelli vicini a 1.30. Per quanto riguarda il UsdJpy l’attesa è per la decisione della Boj: se venisse confermata la politica dei tassi zero il cambio potrebbe prendere slancio e salire sopra 140. UsdCad è molto vicino ai supporti chiave di medio termine posti tra 1.33 e 1.3260, con il Cad che ha ignorato il peggioramento del tasso di disoccupazione relativo al mese di maggio, uscito al 5.2% rispetto al 5% del mese precedente.
Per le oceaniche, dobbiamo segnalare che l’aumento dei tassi della Rba ha ridato slancio a Aud e Nzd che sembrerebbero orientate verso i doppi massimi visti all’inizio del mese di maggio, anche se per Nzd c’è più strada da fare. I prossimi giorni saranno ad alta tensione, questo appare certo, perché i motivi per vedere un aumento della volatilità ci sono tutti. Allacciamo quindi le cinture e attendiamo i dati.
Buon trading e buona settimana.
Saverio Berlinzani
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