Ieri, all’apertura dei mercati, qualche piccola crepa che potesse portare ad un panic selling sulle price action dei principali asset di mercato l’abbiamo intravista, in aggiunta al fatto che anche i principali indicatori di rischio, dal Vix all’indice “avidità e paura”, si erano girati in modalità risk off con una certa intensità. Anche qualche grande banca di investimento si era azzardata a segnalare che nella prossima riunione la Fed potrebbe lasciare i tassi invariati, il che, visto dalla parte di operatori e investitori, potrebbe apparire come un segnale estremamente preoccupante circa un eventuale effetto contagio provocato dal fallimento delle banche californiane.
Successivamente però, analizzando a mente fredda la situazione, si deve ricordare che si tratta di un fallimento che costituisce un fatto circoscritto. Si tratta cioè di un problema di liquidità temporanea, non essendo coinvolti titoli tossici ma titoli del tesoro americani, che sono stati venduti a prezzi decisamente più bassi di quelli di acquisto per trovare la liquidità necessaria per far fronte alle richieste dei titolari di conti correnti che richiedevano indietro i propri fondi. E’ un evento che capita sicuramente in un momento sbagliato ma sia la Fed sia la Casa Bianca sono intervenute per rassicurare gli investitori. Che poi ci sia sotto qualcosa di estremamente più grave di questo, ad oggi, non è dato saperlo.
GOLDMAN SACHS E BARCLAYS
Secondo gli analisti della grande banca di investimento, il fallimento di SVB costringerà la Fed a lasciare invariati i tassi nel mese di marzo mentre secondo Barclays la Fed manterrà fede al proprio impegno di alzare il costo del denaro di 50 punti base. A nostro parere entrambi questi scenari potrebbero in qualche modo creare dei problemi mentre un rialzo di 25 punti base probabilmente non scontenterebbe i mercati e aiuterebbe a calmierare ulteriormente l’inflazione. Intanto i rendimenti dei titoli di Stato Usa sono scesi, con il 2 anni che ha perso oltre il 10%, la peggiore performance dal 1987. Il decennale tedesco, analogamente, è sceso di 30 punti al 2.17% mentre il Gilt britannico è sceso al 3.27%.
FOREX
Sui cambi, dopo un iniziale sell off di UsdJpy, che è sceso fino ad un minimo di 132.28, il cambio si è riportato sopra quota 133 allentando la tensione. Sugli altri rapporti segnaliamo la salita degli altri cambi contro dollaro con l’EurUsd che ha toccato un massimo a 1.0750 per poi stornare qualcosa mentre il Cable che ha sfiorato quota 1.22. La sensazione è che la correlazione sia cambiata in ragione del fatto che la crisi sembra provenire dagli Usa e, in questa situazione, il dollaro perde lo status di valuta rifugio. Per questo motivo la discesa del dollaro potrebbe anche accelerare nelle prossime settimane.
OCCHI PUNTATI SUL CPI
E oggi, non va dimenticato, è atteso il dato che può influenzare la decisione della Fed, ovvero il CPI Usa, atteso al 6% sul dato generale e su base annua, rispetto al 6.4% precedente, mentre mese su mese il consensus prevede un aumento dello 0.4%, inferiore al dato del mese scorso. Il dato core è previsto al 5.5% anno su anno, rispetto al 5.6% precedente, mentre il dato mensile è previsto in rialzo dello 0.4%. La reazione del mercato si farà sentire e inizieranno le speculazioni sulle probabilità di un rialzo dei tassi da parte della banca centrale Usa il 22 marzo prossimo. Non dimentichiamo anche il dato sulla disoccupazione inglese di domani mattina, un probabile market mover di breve termine per la valuta britannica.
Buona giornata e buon trading.
Saverio Berlinzani
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