Venerdì c’era molta attesa per la pubblicazione dei NFP perché, secondo la maggior parte degli analisti, il dato avrebbe influito in modo decisivo sulla decisione della Federal Reserve del prossimo 22 marzo in tema di tassi di interesse. Ebbene, l’economia statunitense ha creato 311 mila posti di lavoro a febbraio, al di sopra delle aspettative di mercato, che erano per un incremento di 205 mila. Il dato precedente di +517 mila è stato leggermente rivisto la ribasso a 504 mila unità. Il quadro che emerge è quindi misto perché i posti di lavoro sono si aumentati ma i salari settimanali, su base annua, hanno fatto registrare un leggero calo, mentre il dato sulla disoccupazione generale ha evidenziato un aumento al 3.6% rispetto al 3.4% precedente. Di fatto, quindi, se da un lato non possiamo ancora affermare che l’economia Usa sia entrata in una fase di rallentamento, dall’altro qualche segnale di flessione si intravede e il mercato, se osserviamo le price action emerse dopo la pubblicazione, comincia a prezzarlo.
FALLISCE LA SVB
A contribuire ad un aumento del risk off sui mercati c’è la questione relativa al fallimento della SVB (Silicon Valley Bank), in seguito al ritiro dai conti correnti di quasi 42 miliardi di dollari. Si tratta del peggiore fallimento dal 2008, quando saltò la Washington Mutual. La maggior parte dei clienti di questo istituto erano investitori professionisti del settore tecnologico con conti superiori all’ammontare massimo del Fondo di Garanzia, che negli Stati Uniti è di 250 mila dollari. Sembra che oltre l’89% dei conti correnti non sia coperto perché superiore a tale limite. Il panico sembra essere sopraggiunto dopo che la settimana scorsa i vertici dell’istituto hanno dichiarato di voler emettere nuovi bond per raccogliere circa 2.2 miliardi sul mercato. Pare che la banca sia entrata in crisi di liquidità a seguito di ritiri di fondi collegati al crollo di Silvergrade, una banca che investiva in cripto valute e che è saltata qualche giorno orsono. Ma non dobbiamo dimenticare che nel caso di SVB la maggior parte dell’enorme liquidità era stata investita in bond quando i tassi erano sotto l’1%: ciò significa che oggi i prezzi di quegli asset, valorizzati mark to market, sono di gran lunga inferiori.
LE CONSEGUENZE SUL MERCATO VALUTARIO
Sul mercato dei cambi la chiave di volta è rappresentata dal UsdJpy, che fino al dato sui payrolls, nei casi di risk off e di discesa dei mercati azionari, vedeva “paradossalmente” lo yen svalutarsi rispetto al biglietto verde, mentre venerdì dopo la pubblicazione, abbiamo assistito al prepotente ritorno della correlazione storica con il UsdJpy che da 136.75 è sceso in poco più di un’ora fino a 134.12 per poi stabilizzarsi e tornare appena sopra quota 135. Anche contro le altre valute il dollaro ha perso terreno, con EurUsd che da 1.06 è salito fino a 1.07 così come il Cable che, dopo aver superato quota 1.21, è tornato verso i supporti posti a 1.2040. Tecnicamente viviamo una fase ancora di accumulazione di medio termine, nella quale euro e sterlina sembrerebbero aver spazio di recupero con obiettivi più ambiziosi, posti in area 1.08 per la moneta unica e 1.2270-80 per la valuta britannica.
PIL UK
In relazione alla divisa anglosassone, dobbiamo segnalare che l’economia inglese è cresciuta dello 0.3% nel gennaio del 2023, riprendendosi dal -0.5% del mese precedente di dicembre a causa degli scioperi e delle tensioni sul mercato del lavoro. E’ cresciuto il settore dei servizi che è stato il driver principale di questo recupero. Da segnalare il calo della produzione manifatturiera, un -0.3% (che fa pari con il +0.3% di dicembre). Si tratta comunque di dati che lasciano ben sperare considerato che, fino a qualche settimana fa, per la Gran Bretagna era prevista una sicura recessione.
LA SETTIMANA CHE VERRÁ
Oggi comincia una settimana interessante, considerati i dati sull’inflazione e le vendite al dettaglio Usa, attese rispettivamente martedì e mercoledì. Ma il mercato si concentrerà anche sulla questione Svb, che potrebbe peggiorare le condizioni del sistema bancario Usa. Ma è anche la settimana della disoccupazione inglese e della decisione sui tassi da parte della Bce, attesa all’ennesimo rialzo del costo del denaro di 50 punti base. L’inflazione è ancora troppo alta nel Vecchio Continente (intorno all’8%) e non accenna a scendere strutturalmente. Attenzione anche ai dati australiani sull’occupazione e a quelli cinesi relativi alle vendite al dettaglio e alla produzione industriale.
Buona settimana e buon trading.
Saverio Berlinzani
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