In queste ultime sedute niente e nessuno sembrano in grado di fermare la risalita dei listini azionari. Qualsiasi dato che potrebbe causare un aumento dell’avversione al rischio, ovvero numeri che indichino la necessità da parte delle banche centrali di alzare ancora i tassi, viene immediatamente smentito dalle price action. Ieri, dopo la pubblicazione del Pil Usa relativo alla prima rilevazione del quarto trimestre 2022 che ha evidenziato un dato superiore alle attese, il dollaro dapprima si è leggermente rafforzato ma poi è tornato vicino ai minimi. Il numero sul Pil ha mostrato un +2.9% superiore al consensus di +2.6%, generato soprattutto dall’aumento dei consumi e della spesa del Governo Federale.
Anche il mercato immobiliare ha sorprendentemente evidenziato un aumento delle nuove case del 2.3%, il massimo degli ultimi 4 mesi, nonostante i tassi sui mutui ipotecari siano saliti oltre il 7%. Gli ordini di beni durevoli relativi al mese di dicembre del 2022 hanno evidenziato un incremento del 5.6% su base mensile. Si tratta dell’aumento più significativo dal luglio 2020 e superiore alle attese che erano per un +2.5%. Nonostante questi dati, che potrebbero indurre la Fed a rimanere ancora rialzista sui tassi, i mercati hanno festeggiato e le borse Usa hanno chiuso ancora in rialzo.
E sui cambi? La strada sembra una sola ovvero un dollaro in discesa e, almeno per ora, ridotte possibilità di assistere a correzioni degne di questo nome. Nella notte anche i listini asiatici hanno chiuso in territorio positivo con i mercati che festeggiano perché hanno la consapevolezza che il rallentamento economico che inevitabilmente arriverà causerà “solo” un atterraggio morbido dell’economia Usa (soft landing). Ma andrà così o, prima o poi, avremo un brusco risveglio? Ad oggi non è dato saperlo, ma qualche dubbio dovremmo porcelo.
Intanto nella notte i dati giapponesi sull’inflazione (o meglio sui prezzi al consumo) hanno mostrato un incremento su base annua al 4.4% nel dato generale e un +4.3% nel dato core, alimentando le voci che già qualche settimana vedono la Boj annunciare la fine del Qqe. UsdJpy è rimasto però invariato, segno che i prezzi attuali già scontano evidentemente un evento del genere.
Sul fronte delle price action segnaliamo che Euro e Sterlina hanno fallito per l’ennesima volta il superamento delle resistenze chiave poste rispettivamente a 1.0940 e 1.2440, arrestandosi qualche decina di pips sotto questi livelli, senza però fornire dei segnali di inversione. Ma il fatto di aver più volte fallito questo test è un segnale che una qualche correzione cominci ad essere dovuta.
Il trend rimane comunque rialzista e quindi vedremo, dopo le eventuali correzioni, che piega prenderanno le price action. Sul fronte dati, la settimana si chiude con i Price Consumer expenditure americano Usa, una misura dell’inflazione, che è attesa a +0.3% su base mensile, in crescita rispetto al mese scorso. Poi ci saranno i redditi e le spese personali oltre agli aggregati redatti dall’Università del Michigan. Sul fronte europeo c’è poco da segnalare, anche se alle 11.30 è previsto un intervento di Christine Lagarde, presidente della Bce.
Buon fine settimana.
Saverio Berlinzani
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