FASE DI STANCA DEI MERCATI
Sui mercati si vive una fase interlocutoria, segnata da incognite, incertezze e questioni economiche irrisolte, come i dazi. A ciò si aggiungono conflitti che potrebbero estendersi improvvisamente, diventando una bomba a orologeria per l’Occidente, già diviso e privo di un orientamento unanime.
Anche sul fronte delle banche centrali manca coesione: l’inflazione resta tesa in alcuni Paesi, mentre in altri è in netto calo. Questo scenario genera ulteriori tensioni, con ogni asset che sembra muoversi in modo indipendente.
Siamo forse alla vigilia di un nuovo 2008? L’avversione al rischio è dietro l’angolo e i pericoli sono potenzialmente rilevanti.
Sul fronte dei listini, le parole di Jerome Powell hanno rallentato la salita dei mercati. Le borse USA hanno vissuto una seduta neutra, con poche oscillazioni: l’S&P 500 ha chiuso a -0,29%, il Nasdaq 100 a -0,34% e il Dow Jones a -0,36%.
Le aziende del settore dell’intelligenza artificiale hanno registrato un rialzo dopo che Alibaba ha annunciato l’intenzione di aumentare la spesa nel comparto oltre i 50 miliardi di dollari inizialmente promessi. I certificati di deposito del colosso cinese sono saliti dell’8%, mentre Nvidia e Meta hanno guadagnato quasi l’1% ciascuna.
Al contrario, Oracle ha perso lo 0,5% a seguito delle notizie secondo cui starebbe cercando di raccogliere 15 miliardi di nuovo debito. Anche Micron ha ceduto l’1%, nonostante risultati finanziari superiori alle attese.
Nel frattempo, i commenti di Powell sui rischi persistenti nel mercato del lavoro e sull’inflazione mettono in guardia gli investitori, alimentando la possibilità di una correzione dei listini.
VALUTE
Ancora oscillazioni bilaterali sui cambi, con i principali rapporti valutari che restano nel range delle ultime settimane.
EUR/USD è al test dei supporti a 1,1730, mentre il Cable punta a 1,3420. USD/JPY è in ripresa a 148,75, con resistenze sopra quota 149,00.
Le valute oceaniche restano sotto pressione, come di consueto, e si avvicinano ai supporti chiave di medio termine. Il dollaro canadese ha toccato quota 1,3900 contro dollaro USA, il livello più basso da agosto 2025.
Nelle ultime quattro settimane, il biglietto verde ha guadagnato lo 0,21%, mentre negli ultimi dodici mesi è salito del 3%.

PETROLIO
I future sul greggio WTI sono saliti a 64,6 dollari al barile mercoledì, estendendo i guadagni della sessione precedente. Il rialzo è stato sostenuto dalla diminuzione delle scorte statunitensi, che ha amplificato le preoccupazioni per una contrazione dell’offerta.
I dati dell’EIA hanno mostrato un calo di 0,607 milioni di barili, contro le aspettative del mercato.
Anche i rischi geopolitici continuano a sostenere i prezzi: la NATO ha promesso una risposta forte alle incursioni russe nello spazio aereo e agli attacchi dei droni ucraini contro raffinerie e oleodotti russi.
Inoltre, Chevron esporterà solo circa la metà dei 240.000 barili al giorno prodotti con i partner in Venezuela. La nuova autorizzazione statunitense di luglio ha consentito le operazioni nel Paese sanzionato, ma ha limitato le spedizioni di greggio pesante verso gli Stati Uniti.
IFO IN CALO
L’indice Ifo, che misura il sentiment del settore industriale tedesco, è sceso di 1,2 punti a 87,7 a settembre 2025, rispetto al dato rivisto di 88,9 di agosto e al di sotto delle attese di mercato (89,3).
Il valore rappresenta il minimo da maggio e il calo mensile più netto in oltre un anno, segnalando un crescente pessimismo tra le imprese.
Sia le aspettative (89,7 contro 91,4) sia le condizioni attuali (85,7 contro 86,4) si sono indebolite, a causa dell’incertezza legata alla politica tariffaria statunitense, che pesa sul sentiment e offusca le prospettive per la maggiore economia europea.
USA, MERCATO IMMOBILIARE
Le vendite di nuove case unifamiliari negli Stati Uniti sono aumentate del 20,5% rispetto al mese precedente, raggiungendo un tasso annualizzato destagionalizzato di 800.000 unità ad agosto 2025. È il livello più alto da gennaio 2022.
Il dato segue una revisione al rialzo di luglio (664.000 unità) e supera le previsioni di 650.000 unità. Sconti e offerte promozionali sono stati probabilmente i principali fattori alla base dell’impennata.
Nel frattempo, il numero di case invendute sul mercato è diminuito dell’1,4%, attestandosi a 490.000 unità.
Saverio Berlinzani
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