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Mercati instabili per l'incertezza

Saverio Berlinzani
January 11, 2023


Da un lato le dichiarazioni dei rappresentanti della Fed, che insistono sulla pericolosità dell’inflazione, nemico da combattere e ancora non debellato. Dall’altro il mercato che, con largo anticipo, scommette sulla fine della politica monetaria restrittiva da parte della banca centrale statunitense e punta su un futuro taglio del costo del denaro per ridare slancio ad un’economia che dà segnali di rallentamento. Tutto ciò genera caos e movimenti privi di una vera e propria direzionalità. Ieri ne è stato l’esempio più eclatante, con oscillazioni anche volatili, che però non sono sfociati in un vero movimento, con le price action che sono rimaste all’interno di stretti trading range. Questo comportamento indica che i mercati non hanno ancora preso una direzione ben precisa e aspettano conferme da dati e dichiarazioni. Sul fronte dei rendimenti dei titoli di stato stiamo assistendo ad un calo mentre il rallentamento della congiuntura sta iniziando a manifestarsi un po’ ovunque. 


La Cina è ancora alle prese con una faticosa ripresa economica e un allentamento delle restrizioni legate al Covid che ne hanno ridotto la capacità produttiva e che ha continuato a creare dei danni sulle catene di approvvigionamento. Ciò provoca un calo della domanda che in parte si riflette sulle materie prime, in particolare in un calo del petrolio. Ma tale rallentamento economico non è così evidente negli Usa, dove le previsioni parlano di un soft landing che però non viene confermato dalle parole dei membri del Fomc, che ci stanno raccontando una verità differente. Di fatto i tassi potrebbero salire ben oltre il 5% come pivot e potrebbero rimanere alti a lungo, secondo quanto abbiamo ascoltato, il che dovrebbe generare un aumento deciso del risk off. Stiamo ripetendo lo stesso concetto orami da diversi giorni ma questa è la narrazione che dobbiamo considerare quando ci posizioniamo davanti ad uno schermo e iniziamo ad operare. L’attesa e le conferme diventano quindi i nostri migliori alleati per evitare di commettere degli errori in un anno che appare estremamente incerto. 


C’è chi parla di ribassi dei tassi a partire già dal secondo trimestre, perché la recessione colpirà duro. Altri invece sono su una linea più morbida, ovvero parlano di soft landing per l’economia a stelle e strisce, con tassi ancora alti per tutto il 2023 perché l’inflazione su base annua pare ancora fuori linea rispetto alle previsioni delle banche centrali. Sull’EurUsd c’è chi parla di 1.20 mentre altri ricordano che fino a tre mesi fa eravamo sotto la parità e si parlava di un possibile calo fino a 0.8225, minimo storico. Il Cable, non più tardi di fine settembre aveva toccato un minimo storico a 1.0320 ed ora quota 1.2150. Lo stesso UsdJpy era salito oltre quota 150, con la Boj che interveniva a difesa dello Jpy, e ora si pensa addirittura ad un ritorno in area 120. 


Insomma, il mercato è stato molto volatile e la sensazione è che lo sarà ancora. Tutti aspettano i dati sull’inflazione Usa, attesi per giovedì, e il Pil di Uk e Germania di venerdì. Intanto i listini asiatici avanzano, nonostante in Australia i dati sui prezzi al consumo abbiano evidenziato una ripresa dell’inflazione, salita al 7.3% su base annua, superiore al dato precedente del 6.9% e anche al consensus (sempre 6.9%). E’ probabile, quindi, che la Rba possa intervenire ancora nelle prossime riunioni per aggiustare nuovamente i tassi di riferimento, ora al 3.1%. AudUsd ha rotto 0.6880 e sembrerebbe orientato al raggiungimento di livelli superiori in area 0.7150. Sul fronte dati oggi la sessione non sembra offrire grandi news, con il mercato che aspetta i dati sul Cpi cinese di domani notte e quelli americani domani pomeriggio, insieme ai dati sull’occupazione settimanale. 

Buona giornata e buon trading. 


Saverio Berlinzani






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