La giornata di ieri era densa di appuntamenti, con la diffusione dei dati relativi ai Pmi dei principali paesi europei, di Uk e degli Stati Uniti. I numeri usciti ci raccontano di un’Europa che sembra reggere l’urto di un rallentamento economico che pare significativo ovunque, e ciò onestamente è una sorpresa che giustifica le parole dei banchieri centrali del board della Bce che reiterano la necessità di almeno due rialzi dei tassi da 50 basis points nelle prossime due riunioni. Il Pmi composto infatti è salito a 50.2 a gennaio, rispetto al 49.3 del mese precedente e al 49.8 del consensus.
A sostenere il miglioramento è stata la crescita dei servizi, trainata dal settore tecnologico, sanitario e farmaceutico. Il miglioramento, se consideriamo i dati francesi e tedeschi, c’è stato soprattutto in Germania dove il rimbalzo dell’attività produttiva si è fatta sentire anche nel settore manifatturiero. Peggio in Francia, con tutti i dati inferiori ai 50 punti. Il dato inglese, per converso, è uscito decisamente negativo con il Pmi dei servizi a 48, quello composite a 47.8 e il manifatturiero a 46.7, tutti inferiori al consensus di mercato. I dati Usa, nonostante il miglioramento rispetto a dicembre, indicano una contrazione dell’attività del settore privato. I nuovi ordini sono scesi a causa dell’elevata inflazione e dell’aumento dei tassi di interesse. Questi dati spingono gli analisti a considerare che ci saranno un paio di rialzi di 25 punti base, e non più 50 come precedentemente dichiarato.
L’andamento del mercato, nonostante l’appetito al rischio rimanga sostenuto, indica maggiore incertezza, specialmente perché le politiche monetarie tra le diverse banche centrali stanno cominciando a divaricarsi, dopo un periodo di totale allineamento. La Bce prevede di essere ancora aggressiva mentre la Fed, nonostante tutto, sembra più accomodante e vicina al pivot sui tassi.
La Boe si trova invece nel mezzo, tra la necessità di far ripartire una economia che ancora stenta, e un’inflazione che ancora morde. Ma probabilmente, i dati di ieri sui Pmi e gli ultimi sulle vendite al dettaglio, inferiori alle attese, potrebbe far pendere la bilancia della banca centrale inglese verso un pivot dei tassi anticipato. I riflessi di questi dati sui mercati hanno evidenziato un euro ancora forte, nonostante la presenza di una ripresa del dollaro sulle oceaniche, sullo yen e sulla sterlina. La motivazione è la forza dell’euro, con la Bce che vuole mantenere le briglie tirate, per non rischiare un ulteriore aumento dei prezzi.
Saverio Berlinzani
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