Doveva essere, quella scorsa, una settimana chiave sui mercati e in effetti così è stato, con la conferma che qualcosa, nell’economia più importante del mondo sta cambiando in termini di risultati. Per la verità, di segnali di rallentamento, ce ne erano già stati, ma fondamentalmente, i mercati continuavano tutto sommato a reggere e l’avversione al rischio non pareva poi così importante.
I dati sui Non Farm Payrolls, questa volta hanno deluso le attese, con la creazione di 150 mila unità nel settore non agricolo, inferiore alle attese di 180 mila, e in aggiunta ad una revisione decisa al ribasso del dato di settembre che inizialmente, era uscito a 336 mila, poi però rientrato a 297 mila unità. A contribuire alla discesa soprattutto gli scioperi che hanno pesato sui libri paga del settore manifatturiero. Il tasso di disoccupazione generale è salito al 3.9% dal 3.8% atteso mentre i salari orari sono saliti meno del previsto a +0.2% su base mensile contro lo 0.3% del consensus.
A confermare il periodo di rallentamento della congiuntura, sono arrivati i dati sul Pmi composite e dei servizi, usciti appena sopra quota 50 ma inferiori alle attese, così come l’Ism dei servizi insieme alle varie componenti, tutte in rallentamento. La reazione dei mercati azionari non si è fatta attendere e il dato negativo ha alimentato speranze di stop al rialzo del costo del denaro da parte della Fed, facendo chiudere Wall Street in positivo con il Dow Jones che ha guadagnato oltre i 200 punti mentre l’S&P e Il Nasdaq hanno guadagnato rispettivamente lo 0.9% e l’1.4%. Su base settimanale i tre indici hanno fatto registrare la migliore performance da un anno a questa parte con i tre indici che hanno guadagnato rispettivamente il 4%, il 4.7% e il 5.1%.
Sul fronte delle materie prime registriamo la discesa del petrolio a 80.50 nel Wti e 85.00 il Brent per effetto delle preoccupazioni relative al calo della domanda globale. Intanto i rendimenti dei titoli di stato dei principali paesi del primo mondo scendono, con il decennale Usa, che dopo aver oscillato tra 4.80% e 5% nelle ultime due settimane, è sceso intorno al 4.56%. L’indice Vix che misura il livello di risk on/risk off, è sceso intanto sotto quota 15, considerando che lunedì scorso era a 22.
VALUTE
Sul fronte valutario, segnaliamo la caduta repentina del dollaro, come da previsioni, e i rialzi prorompenti di euro, Gbp, Jpy, Cad, Aud e Nzd, mentre il recupero del franco svizzero è stato inferiore per effetto del rialzo di EurChf, tornato sopra quota 0.9630. Importante ora capire quali potrebbero essere i futuri movimenti, considerando che il dollar index, non è lontano dal primo supporto chiave a 104.20, la cui violazione aprirebbe la strada ad una correzione più profonda, almeno 103.50 e 102.10.
EurUsd sulla rampa di lancio a questo punto, anche se siamo sulla ema a 200 giorni che passa in area 1.0730-40. La violazione di tale area potrebbe aprire scenari interessanti sul medio termine con target possibili inizialmente intorno a 1.1000. Anche il Cable ha rotto al rialzo la trendline discendente di medio termine e al netto di correzioni possibili, sembrerebbe puntare a 1.2550.
UsdJpy sceso sotto 150.00 e anche se per ora non vi sono segnali di inversione decisa, perché ancora troppo vicini ai massimi, riteniamo che qualche chance di ulteriori approfondimenti, ci possa essere. Gli obiettivi di tale iniziale pull back potrebbero essere in area 147.30.
Interessanti le oceaniche, in decisa ripresa, in attesa della Rba questa settimana sui tassi di interesse. 0.6580 primo obiettivo di AudUsd, mentre NzdUsd potrebbe testare 0.6100. Cross contro franco svizzero interessanti con riprese di CadChf e NzdChf, che paiono finalmente avere un poco di impulsività rialzista, che con lo swap favorevole, fanno ben sperare i trader rialzisti. Su altri cross segnaliamo CadJpy che potrebbe aver creato le condizioni per un ribasso dopo la formazione di un perfetto doppio massimo in area 110.50.
LA SETTIMANA MACRO
La prossima settimana sarà caratterizzata dagli interventi verbali dei funzionari delle banche centrali, cominciando con quelli della Fed. Parallelamente saranno pubblicati i dati macro sulla fiducia dei consumatori e sulla bilancia commerciale Usa.
Proseguirà anche la stagione degli utili trimestrali delle aziende, tra cui Berkshire, Uber e Walt Disney. Altrove saranno pubblicati i dati sull’inflazione cinese e sulla bilancia commerciale, mentre in Australia è attesa la decisione della Rba sui tassi. Dati anche sul Pil del Regno Unito e Pmi dei servizi in Eurozona.
Ancora tanta carne al fuoco, ma forse non di così grande importanza da poter modificare i trend in atto che potrebbero continuare a manifestarsi.
Buona settimana e buon trading.
Saverio Berlinzani
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