Prosegue il recupero del dollaro in seguito ai buoni dati pubblicati venerdì scorso relativi alla fiducia dei consumatori redatta dall’Università del Michigan. A incidere sul recupero della divisa americana è arrivato anche il dato del settore manifatturiero pubblicato dalla Fed di New York, uscito a +10.8 rispetto ad un consensus di -18. Anche le trimestrali continuano ad evidenziare risultati migliori delle attese. In buona sostanza, nonostante la prevalenza di dati in rallentamento, emergono segnali di tenuta dell’economia Usa, il che alimenta timori di nuovi rialzi del costo del denaro (ne sono previsti almeno due tra maggio e giugno) e spaventa le borse, che però non crollano in ragione degli utili societari comunque positivi.
Il biglietto verde recupera quindi parte del terreno perduto mentre l’azionario ha trovato un equilibrio, seppur precario. Durerà? Noi crediamo che con il trascorrere del tempo l’economia americana possa rallentare fino ad arrivare in una fase di possibile recessione e portare con sé un indebolimento strutturale del dollaro, che ancora non si è visto ma che rimane ampiamente nelle carte. Il movimento attuale, quindi, può essere considerato come una correzione parziale di un più ampio movimento ribassista della divisa americana.
LE BORSE
A giudicare dalle price action attuali, è difficile che il mercato azionario crolli, anche se abbiamo la netta sensazione che qualche banchiere centrale lo vorrebbe più basso per evitare una bolla che potrebbe ritorcersi contro nel caso di panic selling, dovuto magari all’arrivo di una recessione dura. Ieri Wall Street ha chiuso neutra con guadagni intorno allo 0.30%, in seguito agli utili migliori delle attese presentati da diverse grandi banche americane. Ciò significa che il sistema finanziario ha retto bene alla crisi bancaria dello scorso mese di marzo. Oggi comunque sono attesi i risultati di Bank of America, Goldman Sachs e Netflix.
ASIA E DATI MACRO
Nella notte è uscito il Pil cinese, in aumento del 4.5% nel primo trimestre del 2023, superiore al dato precedente del 2.9% e anche delle previsioni che erano per un incremento del 4%. Un segnale che Pechino è riuscita a stimolare la ripresa post pandemia. Crescono le vendite al dettaglio, ai massimi degli ultimi due anni (+10.6%), mentre scende la disoccupazione (5.3%). Anche la produzione industriale aumenta del 3.9% su base annua. Sul fronte dati segnaliamo la disoccupazione inglese e lo Zew tedesco, l’indice che misura lo stato di salute del settore istituzionale. Nel pomeriggio l’inflazione in Canada e i dati sul mercato immobiliare Usa. Sul fronte delle price action non vediamo grandi scostamenti dei prezzi, in ragione del fatto che i mercati azionari, senza nuova benzina, sembrano essersi fermati e anche sui cambi nelle ultime sedute la volatilità è leggermente scesa.
Saverio Berlinzani
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