Finalmente, dopo giorni e giorni di movimenti caratterizzati da correlazioni ballerine e da price action poco stabili sotto il profilo dei legami inframarket e intermarket, abbiamo vissuto una giornata apparentemente più chiara e logica, in un mercato finalmente tornato dollaro-centrico. La ragione della discesa del biglietto verde è dipesa dai dati pubblicati ieri pomeriggio relativi sia i jobless claims sia i prezzi alla produzione, usciti peggiori del consensus. In particolare, i prezzi alla produzione sono scesi dello 0.5% su base mensile, il peggior calo da quasi tre anni. Scesi, in particolare, i prezzi delle merci (-1%) e dei servizi (-0.3%). Su base annuale i prezzi sono saliti solo del 2.7%, al di sotto delle attese, che stimavano un incremento del 3%.
Per quanto riguarda il mercato del lavoro i sussidi di disoccupazione sono aumentati a 239.000, contro le attese di 232.000, il primo aumento in tre settimane. A questo punto, nonostante le dichiarazioni ancora orientate per un rialzo del costo del denaro, qualcuno, all’interno del board della Fed, comincerà a fare i conti, oltre che con l’inflazione, anche con il rallentamento economico, che potrebbe portare la congiuntura economica verso una recessione. Per ora i funzionari della Fed sostengono che, al peggio, ci sarà un soft landing, insistendo sul fatto che anche se la fine del ciclo di inasprimento non è lontana, i tassi rimarranno fermi per un certo periodo di tempo, il che non potrà che alimentare una spirale negativa sui principali aggregati macro.
SUL FOREX
Il dollaro perde quota, specie contro franco svizzero, euro, yen e, in misura leggermente minore, contro la sterlina. Questa volta hanno reagito anche le oceaniche che per giorni si erano mosse in controtendenza. In particolare, il UsdChf ha toccato il minimo degli ultimi due anni a 0.8856 dopo che la banca nazionale svizzera ha dichiarato che il Credit Suisse avrebbe cominciato già a rimborsare parte della liquidità fornitale durante l’emergenza.
Interessante il movimento di EurNzd che, dopo aver guadagnato 540 pips in 5 sedute, ne ha corretti 200 nella sola sessione di ieri, creando le condizioni per una interessante un’inversione ribassista (Bearish Engulfing su base giornaliera). La stessa configurazione grafica è visibile anche sul NzdChf su base daily. Del resto il NzdUsd, dopo aver testato 0.6190, ha recuperato quasi il 2% in poche ore, creando le condizioni per un’inversione rialzista.
PIL INGLESE STAGNANTE
Dal Regno Unito sono arrivati i dati sul Pil trimestrale, salito solo dello 0.1% mentre il mese di febbraio è rimasto invariato, con le aspettative che erano per un incremento dello 0.1%. Su base annua il Pil cresce dello 0.5%, leggermente meglio delle attese, ma pur sempre un dato stagnante. Sceso il settore dei servizi dello 0.1%, guidato dai cali del settore dell’istruzione (-1.7%) causato dagli scioperi degli insegnanti. Ma anche Pubblica amministrazione e difesa scendono. La sterlina non ne ha risentito grazie all’effetto trascinamento da parte degli altri cambi che hanno schiacciato il dollaro.
Sul fronte dati oggi ci sarà la pubblicazione dell’inflazione francese e spagnola. Nel pomeriggio invece, cominciano le trimestrali di molte società americane, tra cui Wells Fargo, JP Morgan, Blackrock e Citi. Ma nel pomeriggio il vero market driver saranno i dati sulle vendite al dettaglio usa, l’indicazione primaria dell’andamento dell’inflazione da lato dei consumi. Ma anche la produzione industriale, insieme all’utilizzo della capacità produttiva e alla produzione manifatturiera, potrebbe fornire un quadro più chiaro sull’andamento della congiuntura e comprendere le prossime mosse della Fed.
Buona giornata e buon trading.
Saverio Berlinzani
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