La settimana appena conclusa, rispetto alle precedenti, porta con sé una novità e un cambiamento di paradigma rispetto al periodo precedente, che non può essere sottovalutato. Ma cerchiamo di spiegarci meglio. Fino a qualche giorno fa, di fronte a numeri eclatanti come quello di venerdì scorso sul mercato del lavoro americano, ovvero dei NFP così decisamente superiori alle attese, i mercati azionari sarebbero crollati, unitamente al rialzo dei rendimenti dei titoli di Stato (oltre al crollo dei loro prezzi), e congiuntamente, sul mercato dei cambi, il dollaro avrebbe preso il sopravvento sulle valute concorrenti.
In questa occasione le cose sono cambiate, per cui, quello che un analista deve cercare di comprendere è la ragione per la quale, è in atto questo cambiamento, che non sembra di poco conto. Intanto ricordiamo che il dato sui NFP ha mostrato un incremento a 336 mila unità, il massimo degli ultimi 8 mesi, con il mese di agosto rivisto al rialzo a 227 mila. Il tasso di disoccupazione è rimasto stabile al 3.8%.
La reazione iniziale dei mercati è stata importante, nel senso che i listini azionari americani sono scesi di impulso, mentre i rendimenti dei titoli di stato USA sono saliti ulteriormente con aumenti percentuali che oscillano tra lo 0% e lo 0.41%. I prezzi degli stessi titoli ovviamente sono crollati, e non solo negli USA, innescando vendite generalizzate in tutto il mondo.
Sulle valute, salita iniziale del dollaro, contro tutto e tutti e si pensava che la settimana potesse concludersi con mercati in fibrillazione. E invece, lentamente, il mercato si è girato con l’azionario americano che si è girato e ha chiuso in positivo. Il Dow Jones, che durante la seduta era arrivato a perdere anche 280 punti, circa lo 0.80%, ha chiuso positivo di 287 punti, mentre l’S&P e il Nasdaq hanno chiuso a +1.2% e + 1.6%. Analogamente ha ripiegato il dollaro, così come l’indice Vix e l’indice paura e avidità, mentre, va detto, non sono scesi i rendimenti dei titoli di stato, segno che l’obbligazionario crede ancora che ci siano rialzi dei tassi.
Perché questo cambiamento tra l’andamento dei titoli, quindi dei tassi, e i mercati azionario e valutario? Non sarà che le banche americane hanno in pancia asset che in questo momento stanno perdendo cifre pari a 400 miliardi di dollari, il massimo di sempre, per cui questo potrebbe generare un sell off di divisa USA e una spinta alle banche centrali a chiudere le politiche monetarie restrittive e cominciare ad allentare la morsa? Oppure si tratta solo di correzioni, sia per l’azionario, sia per le valute, e a breve ricominceranno ad andare nella direzione del trend originario?
VALUTE
L’EurUsd dopo la pubblicazione dei NFP è sceso fino a 1.0480 per poi risalire prepotentemente e chiudere sopra 1.0580. Medesimo squeeze up per il Cable che ha toccato 1.2100 per poi chiudere a 1.2240. A sorpresa però non è sceso il UsdJpy che è rimasto sopra 149.00, in ragione del silenzio assordante della BoJ, per ora incapace di frenare la discesa dello Jpy.
Dai verbali della riunione della banca centrale giapponese però, sembra emergere la volontà di alcuni membri di voler uscire dalla politica ultra-espansiva, decretando la fine del Qqe a gennaio. I rendimenti dei titoli di Stato sono saliti quasi all’1% sul decennale, mentre il trentennale è salito a +1.25%. Sulle altre valute, specialmente sui cross, segnaliamo il recupero di EurJpy come GbpJpy e in generale i cross della valuta giapponese, mentre rimangono stabili quelli dell’euro nei confronti di Aud e Nzd.
Il quadro tecnico ora, sembra segnalare una possibile inversione, che però necessita di accelerazioni a breve, visto che siamo su dei livelli cruciali, e solo la violazione di tali aree potrebbe proporre un cambiamento che deve però essere alimentato da uno stop al rialzo dei tassi da parte delle banche centrali.
DATI MACRO
La settimana si presenta come altrettanto interessante, rispetto alla precedente, specialmente perché vedremo se sarà confermato il cambio di paradigma prospettato. L’attenzione di analisti e investitori sarà rivolta al rapporto sull’inflazione americana, chiave per comprendere come si muoverà prossimamente la Fed, e ai verbali del Fomc.
Parallelamente vi saranno i soliti interventi dei banchieri centrali, unitamente all’inizio della pubblicazione degli utili aziendali. Si comincerà con Citigroup, JP Morgan Chase, BlackRock, Pepsi. Ma fuori dagli States, saranno pubblicati i dati su inflazione in Cina, Messico, India, Brasile e Russia. Infine, dati sul Pil inglese e produzione industriale tedesca.
ULTIMA ORA
Durante il week end sono scoppiati tumulti tra Hamas e Israele, e ora si avvicina il conflitto. Ci sono morti e feriti e la tensione si aggrava. I mercati potrebbero aprire in gap profondo, in ragione degli ultimi avvenimenti, in senso di ritorno dell’avversione al rischio. E l’analisi potrebbe cambiare rispetto a quella riportata.
Saverio Berlinzani
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