Da qualche giorno i mercati sembrano essersi fermati, con cinque chiusure consecutive degli indici azionari statunitensi a ridosso delle aperture, il che significa sostanzialmente incertezza nell’attesa di qualcosa che possa ravvivare le price action. Lo stesso Beige Book, ovvero il rapporto redatto dai vari distretti federali della Fed, che viene pubblicato 8 volte l’anno, e che misura l’andamento di produzione, consumi e vendite, segnala che nelle ultime settimane ci sono stati pochi cambiamenti nell’attività economica complessiva. Si legge che i livelli dei prezzi sono aumentati moderatamente, anche se, nel complesso, sembrano rallentare. È diminuita anche la spesa dei consumatori, mentre le aspettative di crescita sono rimaste sostanzialmente invariate. Rallenta anche la crescita dell’occupazione che però resta tendenzialmente robusta.
Di fronte a quanto abbiamo letto e a quanto osserviamo sui mercati ci viene da pensare che tutti aspettino le prossime decisioni delle banche centrali, a inizio del mese prossimo e solo dopo, forse, avremo una migliore percezione della direzione che prenderanno i mercati azionari, i tassi di interesse, i rendimenti, le materie prime e le valute. C’è bisogno quindi un nuovo market driver che potrebbe essere rappresentato da tali decisioni. Intanto prosegue la pubblicazione delle trimestrali, che fino ad ora hanno sorpreso positivamente, anche se non sono riuscite a muovere più di tanto i prezzi. Non c’è riuscito neppure Williams della Fed che ieri sera ha dichiarato che l’inflazione scenderà al 3.25% a fine anno.
VALUTE
Non c’è molto da segnalare sul fronte cambi, con il dollaro che resta stabile vicino ai minimi di periodo, incapace di reagire ma senza grandi aumenti di volatilità. L’unica vera novità è rappresentata dalla discesa notturna di NzdUsd che ha perso circa l’1% dai livelli raggiunti ieri sopra 0.62, in seguito alla pubblicazione dei dati sull’inflazione, uscita su base trimestrale in aumento dell’1.2% rispetto all’1.6% atteso e al 6.7% su base annuale rispetto al 7% del consensus, numeri che di fatto sembrano allontanare, almeno per il momento, la decisione di ulteriori rialzi dei tassi da parte della Rbnz. Ciò significa che tutti i cross di Nzd hanno ceduto terreno con EurNzd che è salito sopra 1.78. Da segnalare che dal 12 dicembre scorso, EurNzd ha guadagnato oltre l’8%. Per quanto riguarda NzdUsd, possiamo andare alla ricerca dei target posti a 0.6120 e 0.6070.
Anche il UsdJpy si avvicina alle resistenze chiave poste a 135.10-20 che, se superate, potrebbero aprire la strada al test di 137.70-80, massimo realizzato a inizio marzo scorso. Sul fronte dati la giornata appare poco rilevante con la pubblicazione della bilancia commerciale dell’Eurozona, a cui seguiranno gli interventi dei banchieri centrali della Bce, compreso un intervento del Governatore Lagarde. Nel pomeriggio ci saranno i dati sull’occupazione settimanale Usa, insieme ai numeri del mercato immobiliare e alla fiducia dei consumatori della Ue. In serata poi parleranno Holzmann (Bce), Macklem (Boc), Tenreyro (Boe) Waller e Mester (Fed). Saranno in grado di spostare le price action? Chissà…
Buona giornata e buon trading.
Saverio Berlinzani
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