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Wall Street resiste, argento ai record

Saverio Berlinzani
December 01, 2025

Wall Street al bivio

 

Da più parti si sente dire che Wall Street sarebbe destinata a una discesa importante nelle prossime settimane o mesi, a causa delle ipervalutazioni nel settore tecnologico e dell’intelligenza artificiale.

 

La realtà, però, dimostra che la borsa più importante del mondo resiste, nonostante molti investitori abbiano recentemente deciso di ridurre i portafogli azionari e attendere livelli più bassi per rientrare. Ma se tali livelli non venissero mai raggiunti?

 

Nel frattempo, novembre ha visto i listini USA consolidare. L’ultima sessione di negoziazione, abbreviata per il Ringraziamento, ha registrato guadagni moderati: S&P 500 +0,5%, Nasdaq +0,8% e Dow Jones +0,6%.

 

La propensione al rischio è tornata, con gli investitori che stimano una probabilità tra l’80% e l’85% di un taglio dei tassi da parte della Fed nelle prossime settimane.

 

Tra i titoli tecnologici a grande capitalizzazione si sono registrati andamenti contrastanti: Microsoft +1,3%, Amazon +1,8%, Meta +2,3%, Broadcom +1,4%, Tesla +0,8%. In calo Nvidia (-1,8%), mentre Alphabet è rimasta pressoché invariata.

 

Va ricordato che nelle ultime due sessioni un guasto tecnico al Chicago Mercantile Exchange, dovuto ai sistemi di raffreddamento di un data center, ha interrotto brevemente i futures, contribuendo a movimenti volatili.

 

Nel mese, l’S&P 500 è rimasto sostanzialmente invariato, il Dow Jones ha guadagnato lo 0,3% e il Nasdaq ha perso l’1,6%, interrompendo una serie di sette mesi di rialzi, mentre gli investitori rivalutano le valutazioni elevate dell’IA.

 

Valute

 

“I cambi cambiano”, mi dicevano sempre quando iniziai questo mestiere nel 1988. Oggi, però, non sembra più così. Negli ultimi mesi le oscillazioni valutarie si sono ridotte in modo significativo.


Sarà scarso interesse, sarà forse la de-dollarizzazione che alcuni analisti ritengono in atto da tempo. Sta di fatto che le variazioni medie dei principali cambi non superano i 50-60 pips al giorno.

 

EUR/USD rimane da tre mesi ancorato tra 1,1480 e 1,1780, senza segnali di uscita dal trading range. Anche il Cable oscilla poco, nonostante i motivi macro e monetari per muoversi non manchino.

 

USD/JPY si è mosso di più, complice il piano fiscale ed economico del nuovo governo Takaichi, che ha generato volatilità.

 

Le valute oceaniche, dopo mesi di ribassi lenti e costanti, mostrano segnali di risveglio grazie a spiragli geopolitici che alimentano speranze di un ritorno duraturo del risk on.

 

Argento, nuovi record

 

L’argento ha superato i 56 dollari l’oncia, segnando nuovi massimi storici. La spinta arriva da preoccupazioni sull’offerta e dalle aspettative di ulteriori tagli dei tassi da parte della Federal Reserve.

 

Le scorte cinesi sono scese ai minimi degli ultimi dieci anni, dopo ingenti spedizioni verso Londra. Le esportazioni di Pechino hanno raggiunto un record di oltre 660 tonnellate a ottobre.

 

Sul fronte monetario, i mercati considerano quasi certo un taglio dei tassi a dicembre e prevedono almeno tre ulteriori riduzioni entro il 2026.

 

Le aspettative sono state rafforzate dalle notizie secondo cui Kevin Hassett, direttore del Consiglio economico nazionale della Casa Bianca, sarebbe il principale candidato alla presidenza della Fed. Una scelta in linea con la preferenza del presidente Donald Trump per tassi più bassi.


Da ottobre, l’argento ha ripetutamente testato massimi storici, sostenuto dall’incertezza globale, dalla prospettiva di una politica monetaria più accomodante e dalla restrizione dell’offerta fisica.

 

Germania, inflazione

 

A novembre 2025 l’inflazione annua in Germania si è attestata al 2,3%, invariata rispetto a ottobre e leggermente sotto le previsioni (2,4%).

 

L’inflazione dei servizi è rimasta stabile al 3,5%, mentre quella dei beni è scesa all’1,1% dall’1,2%.

Rispetto al mese precedente, l’indice dei prezzi al consumo è calato dello 0,2%, primo calo da gennaio, dopo un +0,3% a ottobre. Il dato è leggermente migliore delle attese (-0,3%).
L’inflazione core è scesa al 2,7% dal 2,8%. EUR/USD oscilla intorno a quota 1,1600.

 

PMI Cina

 

L’indice PMI manifatturiero cinese è salito a 49,2 a novembre 2025, rispetto al minimo semestrale di 49,0 di ottobre, in linea con le attese.

 

Si tratta comunque dell’ottavo mese consecutivo di contrazione dell’attività manifatturiera. I produttori hanno dovuto affrontare domanda debole, concorrenza interna sui prezzi e un sentiment cauto delle esportazioni in un contesto di incertezza globale.
USD/CNY è sceso fino a 7,0650, minimo delle ultime sedute.

 

Va segnalato che la Cina resta uno dei maggiori acquirenti mondiali di oro. Secondo alcune analisi, la lenta ma costante rivalutazione dello yuan potrebbe portare alla creazione di un “gold standard cinese”, con un legame diretto tra oro e valuta del gigante asiatico. Resta da capire se gli Stati Uniti lo permetteranno.

 

Saverio Berlinzani

 

 

 

 

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