Nel mese di luglio l’economia americana ha creato 187.000 posti di lavoro nel settore non agricolo, un dato inferiore del consensus che stimava un incremento di 200.000 nuovi occupati. Anche il dato relativo al mese di giugno è stato rivisto al ribasso con 185.000 unità. La statistica dice che sono necessari tra i 70 mila e i 100 mila posti al mese per tenere il passo con la crescita della popolazione in età lavorativa, per cui, almeno per ora, non ci sono pericoli di un calo dell’occupazione.
A contribuire maggiormente al dato di luglio sono stati i settori dell’assistenza sanitaria e sociale, oltre alle attività finanziarie, noleggi e leasing. Va detto che la retribuzione media oraria, è aumentata dello 0,4% mentre la disoccupazione generale è scesa al 3,5%. I mercati, contrariamente alle previsioni, hanno chiuso in rosso, anche a causa di alcuni risultati aziendali inferiori alle attese.
Il Dow ha perso quasi 150 punti, mentre l’S&P e il Nasdaq hanno ceduto rispettivamente lo 0,5% e lo 0,3% trascinati al ribasso da Apple che ha presentato una trimestrale deludente, con una capitalizzazione di mercato che è scesa sotto i 3 trilioni di dollari. La discesa dei listini è dovuta non solo dalle trimestrali ma anche dai timori che la Fed alzi ulteriormente il costo del denaro.
VALUTE
Sui cambi registriamo movimenti poco significativi, con EurUsd e Cable che recuperano e un dollaro che ha perso contro quasi tutte le valute concorrenti, rimanendo però nel trading range delle ultime sedute. La sensazione è che fino a quando non cambierà qualcosa in termini di politica monetaria, il mercato e le price action rimangano cristallizzate.
Attenzione allo Jpy e al test dei supporti chiave a ridosso di 141 la cui violazione potrebbe spingere il biglietto verde in area 138-137. I cross contro il franco svizzero rimangono a ridosso dei minimi, con la Snb che, nonostante le ripetute minacce verbali di intervento, non riesce a indebolire la sua valuta.
Sul fronte del greggio, segnaliamo un Wti salito sopra quota 82 così come il Brent sopra 86, con i prezzi che salgono ormai da sei settimane consecutive. L’Arabia Saudita ha promesso, ancora per un altro mese, ulteriori tagli della produzione per un milione di barili al giorno mentre l’Opec+ ha mantenuto invariata la produzione. Per ora, complice anche il periodo estivo, in cui la domanda di petrolio tende ad aumentare, sembra difficile intravedere inversione di questo trend.
DATI DELLA SETTIMANA
La settimana sarà caratterizzata dai dati sull’inflazione americana, giovedì, oltre che dalla pubblicazione di diverse trimestrali. Negli Usa sono attesi i prezzi alla produzione e il Michigan consumer sentiment. C’è attesa anche per i dati sull’inflazione e sul commercio in Cina e per quelli sul Pil Uk. Per quanto riguarda l’Europa segnaliamo i dati definitivi sull’inflazione.
Buona giornata e buon trading.
Saverio Berlinzani
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