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Mercati in tensione: lavoro USA, oro e dazi in primo piano

Saverio Berlinzani
September 08, 2025

IL MERCATO DEL LAVORO FRENA WALL STREET?

 

Le azioni statunitensi hanno chiuso in ribasso venerdì, dopo che i dati sull'occupazione di agosto, inferiori alle attese, hanno sollevato preoccupazioni per un rallentamento dell'economia. Questo nonostante le aspettative di tagli dei tassi da parte della Federal Reserve si siano rafforzate.

 

L'S&P 500 ha ceduto i guadagni precedenti, chiudendo in calo dello 0,3% e al di sotto della chiusura record di giovedì. Il Dow Jones ha perso 220 punti, mentre il Nasdaq 100 è rimasto invariato.

 

L'economia ha creato solo 22.000 posti di lavoro, ben al di sotto delle 75.000 previste. Il tasso di disoccupazione è salito al 4,3%, evidenziando un raffreddamento del settore.

 

Gli operatori hanno scontato una maggiore probabilità di tagli dei tassi di interesse, con un leggero aumento delle scommesse su una potenziale riduzione di 50 punti base questo mese.

 

I settori bancario, energetico e industriale hanno guidato il calo, mentre il settore immobiliare ha guadagnato grazie all'ottimismo per il taglio dei tassi.

 

Broadcom è balzata del 9,4% grazie alle solide previsioni di fatturato basate sull'intelligenza artificiale. Nvidia ha perso il 2,7% e AMD il 6,6% dopo l'avvertimento del presidente Trump sui dazi sui semiconduttori.

 

Lululemon è crollata del 18,6% dopo un secondo avviso di profitto. Le principali banche, tra cui JPMorgan e Wells Fargo, sono scese di oltre il 2,5%.


VALUTE

 

Lunedì lo yen, dopo il recupero seguito alla pubblicazione dei NFP di venerdì, ha aperto in gap ribassista, con il cambio USD/JPY salito da 147,40 a 148,40. Il calo è legato alle dimissioni del Primo Ministro Shigeru Ishiba, annunciate nel fine settimana.

 

Le dimissioni sono state il risultato di crescenti contrasti all'interno del partito al governo e di settimane di pressione, seguite alla sua sconfitta alle elezioni nazionali di fine anno.

 

La decisione è stata presa mentre il Giappone affronta un periodo complicato, tra accordi commerciali con gli Stati Uniti e tentativi di proteggere la sua industria automobilistica.

 

Sul fronte delle altre coppie di valute, si segnala la salita dell’EUR/USD da 1,1680 a 1,1760, per poi correggere fino a 1,1700, dove si trova stamani.

 

La caduta del dollaro si è registrata contro le principali divise concorrenti, eccetto USD/CAD, che è salito dopo la pubblicazione di dati canadesi peggiori del previsto, con il biglietto verde in rialzo da 1,3760 a 1,3850.

 

Al momento, il mercato sembra aver inglobato nei prezzi i pessimi dati USA sul lavoro. Il dollaro appare in leggero recupero, a meno che oggi non si rivedano rapidamente i minimi di venerdì.

Se l’EUR/USD tornasse sotto 1,1660, il mercato potrebbe girarsi improvvisamente.

 

 

GIAPPONE

 

Il PIL giapponese è cresciuto dello 0,5% su base trimestrale nel secondo trimestre del 2025, superando le stime dello 0,3% e il dato rivisto al rialzo dello 0,1% del primo trimestre.

 

Su base annuale, il PIL è aumentato del 2,2%, ben oltre la stima iniziale dell'1,0% e in accelerazione rispetto allo 0,3% del trimestre precedente.

 

Si tratta del quinto trimestre consecutivo di crescita, trainato principalmente da consumi privati più forti (0,4% contro lo 0,2%), dopo un primo trimestre piatto.

 

La spesa pubblica è rimasta invariata, dopo un calo dello 0,5% registrato in precedenza. Il commercio netto ha contribuito con un incremento di 0,3 punti percentuali, grazie alla ripresa delle esportazioni, mentre le importazioni hanno rallentato (0,6% contro il 2,9%).

 

Gli esportatori hanno accelerato le spedizioni in vista dei dazi statunitensi. Le case automobilistiche hanno attutito l'impatto dei dazi tagliando i prezzi per sostenere la produzione.

 

Le dimissioni improvvise del Primo Ministro Ishiba hanno generato incertezza politica, sollevando timori su possibili ritardi nel sostegno fiscale e nelle riforme, con impatti sul sentiment delle imprese e sulla fiducia delle famiglie.

 

ORO

 

I future sull'oro si sono mantenuti stabili intorno ai 3.590 dollari l'oncia lunedì, vicino ai massimi storici, dopo il debole rapporto sull'occupazione negli Stati Uniti.

 

Le aspettative di un taglio dei tassi da parte della Fed entro fine mese sono aumentate, con una probabilità del 90% di una riduzione di 25 punti base alla prossima riunione.

 

L'attrattiva del metallo prezioso è rafforzata dalle preoccupazioni sull'indipendenza della Fed, mentre il presidente Trump continua a interferire con la banca centrale.

 

La Banca Popolare Cinese ha aumentato le sue riserve auree per il decimo mese consecutivo ad agosto, diversificando rispetto al dollaro statunitense.

 

Gli acquisti di oro sono alimentati anche dalle coperture di rischio degli investitori, che continuano ad acquistare equity sui massimi storici.

 

Inoltre, l'amministrazione Trump ha deciso di esentare l'oro, insieme ad alcuni metalli, dai dazi doganali nazionali, aggiungendo valore agli acquisti della materia prima.

 

TRUMP MINACCIA ANCORA LA UE

 

Il presidente Donald Trump ha nuovamente minacciato l'Unione Europea in risposta alla multa di 3,5 miliardi di dollari inflitta a Google per violazione delle norme sulla concorrenza digitale.

 

In un post sui social media, Trump ha definito le sanzioni "molto ingiuste", aggiungendo che "il contribuente americano non le tollererà" e promettendo che la sua amministrazione "non permetterà che queste azioni discriminatorie continuino".

 

BESSENT E I TIMORI SUI DAZI

 

Il Segretario al Tesoro statunitense Scott Bessent ha dichiarato domenica di essere "fiducioso" che il piano tariffario del presidente Trump "vincerà" alla Corte Suprema.

 

Ha però avvertito che, in caso di sconfitta, il Tesoro andrebbe incontro a gravi conseguenze. Se i dazi venissero aboliti, l’amministrazione dovrebbe restituire circa la metà degli importi riscossi, con un impatto pesante sul bilancio federale.

 

La scorsa settimana, l'amministrazione ha chiesto alla Corte una decisione accelerata, dopo che una corte d'appello ha dichiarato illegale la maggior parte dei dazi imposti da Trump.

 

Normalmente, una decisione potrebbe arrivare entro l'estate del 2026, ma Bessent ha avvertito che un rinvio rischia di causare gravi disagi. Se si arrivasse a quella data, l’amministrazione dovrebbe restituire tra 750 e 1.000 miliardi di dollari.

 

 

Saverio Berlinzani

 


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