Pace Russia-Ucraina?
Seduta positiva per il listino USA, che ha mostrato un guadagno dell’1,16% sul Dow Jones, proseguendo la serie positiva iniziata venerdì scorso. Sulla stessa linea l’S&P 500 con un +0,41%. Il Nasdaq 100 è rimasto sui livelli della vigilia, con un +0,18%.
L’attenzione degli investitori è rivolta alla possibile pace tra Russia e Ucraina, che nelle ultime ore sembra ripresentarsi come evento centrale. Restano però sotto osservazione anche i dati macroeconomici, capaci di fornire indicazioni importanti sullo stato di salute dell’economia statunitense.
Sul fronte della politica monetaria, crescono le probabilità di un taglio dei tassi a dicembre da parte della Fed.
A livello settoriale, i servizi di comunicazione, l’assistenza sanitaria e i materiali hanno sovraperformato, mentre il comparto tecnologico è rimasto indietro. Nvidia ha perso il 4,8% dopo le notizie secondo cui Meta starebbe trattando con Google per investire miliardi di dollari nei chip di intelligenza artificiale. Oracle ha ceduto il 6,2% e AMD il 7,4%. In controtendenza, Alphabet ha guadagnato l’1,9% e Meta l’1,5%.
Gli operatori hanno osservato anche i dati economici, risultati contrastanti. Le vendite al dettaglio hanno deluso, segnalando un rallentamento della spesa al consumo più netto del previsto.
L’ultimo rapporto ADP ha mostrato che le aziende statunitensi hanno perso in media 13.500 posti di lavoro a settimana nelle quattro settimane terminate l’8 novembre. D’altro canto, l’inflazione alla produzione ha accelerato a settembre.
Nonostante i segnali misti, le aspettative per un taglio dei tassi di interesse della Fed di 25 punti base il mese prossimo restano elevate, attorno all’85%.
Valute, ancora movimenti limitati
Il mercato dei cambi mostra ancora poche oscillazioni. Il ritorno del “risk on” ha prodotto un leggero indebolimento del dollaro.
L’EUR/USD si muove a ridosso di 1,1600, mentre la sterlina si è portata vicino a 1,3200. Salgono invece le valute oceaniche, AUD e NZD, sostenute dall’aumento dell’inflazione in Australia e dagli effetti del taglio dei tassi da parte della RBNZ, già scontato.
Il cambio USD/JPY è sceso a 154,10 dopo aver toccato anche 155,65, livello chiave di supporto. Il franco svizzero è rimasto stabile e in leggero ribasso contro l’euro, mentre è risalito sul dollaro.
ADP in calo
Secondo ADP Research, il mercato del lavoro privato ha perso in media 13.500 posti a settimana nelle quattro settimane concluse l’8 novembre 2025. Si tratta di un netto aumento rispetto al calo di 2.500 posti settimanali registrato nel periodo precedente.
I dati indicano che le perdite di posti di lavoro hanno accelerato tra fine ottobre e inizio novembre, a seguito degli annunci di riduzioni di personale da parte di importanti aziende, tra cui Amazon e Target.
Il rapporto mensile ufficiale sull’occupazione di novembre è atteso per il 3 dicembre.
Petrolio
I future sul greggio WTI sono scesi di oltre il 2,5%, a 57,2 dollari al barile martedì, il livello più basso delle ultime cinque settimane. Alcune indiscrezioni suggeriscono che l’Ucraina abbia accettato i termini di un accordo di pace volto a porre fine alla guerra con la Russia.
Il presidente Zelensky ha affermato che i colloqui con gli Stati Uniti proseguono, mentre la posizione della Russia rimane incerta. I negoziati a Ginevra e i paralleli incontri tra Stati Uniti e Russia ad Abu Dhabi riflettono un’intensa attività diplomatica, nonostante i raid aerei notturni continuino a evidenziare le tensioni in corso.
Una potenziale fine del conflitto potrebbe avere un impatto significativo sui mercati petroliferi. La Russia, importante produttore, è sottoposta a pesanti sanzioni occidentali e i recenti attacchi ucraini con droni contro le raffinerie hanno interrotto le forniture di carburante raffinato.
Qualsiasi aumento della produzione russa si sommerebbe a un mercato già orientato verso un eccesso di offerta, poiché i produttori globali stanno aumentando la produzione più rapidamente della domanda. I prezzi del petrolio sono diminuiti quest’anno e si avviano a registrare il quarto calo mensile consecutivo.
RBNZ taglia i tassi
La Reserve Bank of New Zealand ha abbassato il tasso di interesse ufficiale di 25 punti base al 2,25% nella sua ultima riunione dell’anno. La mossa, ampiamente attesa, ha portato i costi di finanziamento al livello più basso da metà 2022.
I membri della banca centrale hanno affermato che la decisione riflette una significativa capacità produttiva inutilizzata nell’economia, in un contesto di stabilità delle pressioni inflazionistiche.
L’indice dei prezzi al consumo annuo è salito al di sopra della fascia obiettivo dell’1-3% nel terzo trimestre, mentre l’inflazione core è rimasta stabile o in leggero calo.
Ciò supporta le aspettative di un ritorno dell’inflazione al 2% entro la metà del 2026. L’attività economica è rimasta debole fino alla metà del 2025, con il PIL in contrazione nel secondo trimestre, sebbene gli indicatori a breve termine suggeriscano una graduale ripresa.
La banca centrale ha rilevato rischi bilanciati, avvertendo che la debole fiducia di famiglie e imprese potrebbe frenare la ripresa, mentre una domanda immobiliare più forte o trainata dalle esportazioni potrebbe mantenere l’inflazione più persistente.
Il Comitato di Politica Monetaria ha affermato che le mosse future dipenderanno dalle prospettive economiche e dall’andamento dell’inflazione.
Saverio Berlinzani
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