USA IN RECESSIONE?
Martedì Wall Street ha vissuto una giornata interlocutoria, caratterizzata dall’attesa per i dati settimanali relativi a PPI e CPI. Il mercato è consapevole del fatto che il mercato del lavoro sta subendo una contrazione significativa, soprattutto dopo la revisione al ribasso dei dati sulle retribuzioni.
I tre principali indici si sono mantenuti intorno allo zero. La revisione dei dati sull’occupazione ha evidenziato un calo di ben 911.000 posti di lavoro da marzo 2024 fino allo stesso mese del 2025, segnalando che il raffreddamento del mercato del lavoro è in corso da tempo.
Questi dati confermano le aspettative di un taglio dei tassi da parte della Fed la prossima settimana, ma alimentano anche i timori di un deterioramento della congiuntura più profondo del previsto. Una recessione, insieme a un’inflazione persistente, potrebbe rappresentare una sfida importante per l’economia nel prossimo futuro.
I dati sull’inflazione rimarranno al centro dell’attenzione, con l’arrivo dei report sull’indice dei prezzi al consumo e sulla produzione (PPI).
Il settore energetico ha guidato i guadagni, mentre i materiali sono rimasti indietro. Tra le mega-cap, Meta (+1,3%) e Alphabet (+1,1%) sono salite, mentre Apple ha perso lo 0,7% in vista del lancio del suo prodotto di punta.
VALUTE
I principali rapporti di cambio si sono inizialmente mossi contro il dollaro, sfiorandone i supporti chiave. Successivamente, il mercato ha osservato prese di beneficio e il ritorno del biglietto verde, che ha recuperato circa lo 0,50% contro le principali valute concorrenti.
L’EUR/USD, dopo il test di 1,1780, ha ripiegato a 1,1700 e ora si trova a ridosso di 1,1615. Le questioni europee, a partire dalla crisi in Francia, sollevano dubbi sulla forza dell’euro, soprattutto considerando le difficoltà macroeconomiche anche in Germania.
Il cable ha seguito un andamento simile, con circa 60 pips di correzione dai massimi. Il USD/JPY, dopo la caduta di ieri a 146,20, ha recuperato 100 pips.
Le valute oceaniche restano più forti, con AUD/USD a ridosso di 0,6625 e NZD/USD non lontano da 0,6000. Interessanti i ribassi di EUR/AUD ed EUR/NZD, anche se per ora ancora correttivi.
GOLD
Martedì l’oro ha raggiunto il massimo storico di 3.674 dollari l’oncia, sostenuto dalle crescenti aspettative di tagli dei tassi da parte della Federal Reserve entro fine anno, in un contesto di raffreddamento del mercato del lavoro statunitense.
Una serie di report deboli della scorsa settimana ha spinto i mercati a scontare tre tagli dei tassi nel 2025, incluso uno da 25 punti base alla riunione della Fed della prossima settimana.
Gli investitori attendono ora i dati sull’inflazione, previsti per la fine della settimana, per ulteriori indicazioni sulla politica monetaria.
Oltre alle aspettative monetarie, l’oro è sostenuto dalla domanda di beni rifugio, in un contesto di incertezza sui dazi statunitensi e sui rischi geopolitici.
Il metallo giallo ha guadagnato il 39% da inizio anno, trainato dalla debolezza del dollaro USA, dai forti acquisti delle banche centrali, dalle politiche accomodanti e dalle elevate tensioni globali.
PETROLIO
I future sul greggio WTI sono rimasti stabili in area 62,60 dollari, dopo un guadagno dello 0,6% rispetto alla sessione precedente.
L’aumento è seguito alle notizie di esplosioni a Doha, in Qatar, dove Israele ha affermato di aver colpito alti dirigenti di Hamas. Il Qatar, mediatore chiave nel conflitto Israele-Hamas, è anche rifugio per funzionari del gruppo, apparentemente raggiunti da un raid israeliano nel di
stretto di Katara.
Questo nuovo shock potrebbe causare ulteriori rialzi del prezzo del petrolio.
I prezzi erano già sostenuti dall’aumento della produzione dell’OPEC+, inferiore alle aspettative (solo 137.000 barili al giorno per ottobre), rispetto agli incrementi più consistenti dei mesi precedenti.
I mercati si aspettano anche che la Cina continui ad accumulare scorte di petrolio, riducendo ulteriormente l’offerta.
Nel frattempo, i timori di nuove sanzioni occidentali contro la Russia si sono intensificati dopo il suo più grande attacco aereo contro l’Ucraina degli ultimi mesi.
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha segnalato la disponibilità a misure più severe, mentre l’UE ha discusso sanzioni congiunte con Washington.
CINA, CPI IN CALO
Ad agosto 2025, i prezzi al consumo in Cina sono scesi dello 0,4% su base annua, dopo essere rimasti invariati il mese precedente. Il dato ha deluso le aspettative di un calo dello 0,2% e rappresenta il quinto calo dei CPI quest’anno.
I prezzi dei prodotti alimentari sono crollati, registrando il calo più marcato in quasi quattro anni, con discese generalizzate in tutte le categorie.
Al contrario, l’inflazione non alimentare ha accelerato, sostenuta dai continui sussidi ai beni di consumo da parte di Pechino, con aumenti nei settori immobiliare, abbigliamento, assistenza sanitaria e istruzione.
I costi dei trasporti si sono ridotti, ma a un ritmo più lento.
L’inflazione core, che esclude alimentari ed energia, è aumentata dello 0,9% su base annua, il livello più alto in 18 mesi, dopo un incremento dello 0,8% a luglio.
Su base mensile, l’indice dei prezzi al consumo è rimasto invariato, al di sotto delle previsioni dello 0,1%, dopo un aumento dello 0,4% a luglio.
Saverio Berlinzani
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