FED, nulla di fatto
La Fed ha mantenuto i tassi stabili al 4,25%-4,50% per la quinta riunione consecutiva, come previsto. Tuttavia, due membri del Consiglio si sono dichiarati contrari, auspicando un taglio del costo del denaro. Si tratterebbe del primo doppio dissenso addirittura dal 1993.
I responsabili di politica monetaria hanno osservato che, sebbene le fluttuazioni delle esportazioni nette continuino a influenzare i dati, gli indicatori recenti segnalano una moderazione dell'attività economica nel primo semestre. Questo contrasta con le precedenti valutazioni, secondo cui la crescita stava procedendo "a un ritmo solido".
La Fed ha inoltre affermato che il tasso di disoccupazione rimane basso, mentre l'inflazione resta elevata e persiste l'incertezza sulle prospettive economiche. È stato ribadito che eventuali aggiustamenti futuri dei tassi dipenderanno dai dati in arrivo, dall’evoluzione delle prospettive e dall’equilibrio dei rischi.
La banca centrale mantiene quindi un approccio attendista, in un contesto di crescenti preoccupazioni per l’impatto della guerra commerciale in corso, che potrebbe compromettere i progressi verso l’obiettivo di inflazione al 2%.
Euro, che crollo!
Discesa impulsiva dell’euro, che nelle ultime tre sedute ha perso 350 pips. Il calo è legato alle preoccupazioni sull’accordo commerciale USA-UE, che rappresenta un serio rischio per la ripresa del Vecchio Continente.
Le posizioni sul mercato dei futures a Chicago (CME) indicano una significativa esposizione long sull’euro. Questo suggerisce che, in caso di sell-off da parte degli investitori istituzionali, la discesa della moneta unica potrebbe accelerare ulteriormente, con il rischio di un’inversione del trend di medio termine.
Anche gli altri dollari si sono rafforzati, in particolare contro sterlina e yen, in un cambiamento della price action che appare significativo. Le prossime ore saranno decisive, soprattutto se il momentum dovesse intensificarsi.
BoC rimane ferma sui tassi
La Banca del Canada ha mantenuto invariato il tasso di interesse di riferimento al 2,75% nella decisione di luglio 2025, come previsto dai mercati. Si tratta del terzo mantenimento consecutivo, dopo 2,25 punti percentuali di tagli in sette riunioni.
Il Consiglio direttivo ha sottolineato che l’imprevedibilità dei dazi ha impedito di fornire indicazioni chiare sull’economia, mantenendo alta la volatilità del commercio globale. Tuttavia, l’economia canadese ha mostrato resilienza, con un mercato del lavoro stabile e previsioni di crescita ottimistiche per il secondo semestre.
Il PIL del secondo trimestre è però destinato a contrarsi, a causa della riduzione degli ordini agli esportatori dopo l’anticipo delle consegne nel primo trimestre. Sul fronte dei prezzi, la BoC prevede che l’inflazione CPI rimarrà vicina all’obiettivo del 2% nel medio termine.
PIL USA in crescita
L’economia statunitense è cresciuta del 3% annualizzato nel secondo trimestre del 2025, recuperando dalla contrazione dello 0,5% del primo trimestre e superando le attese di un +2,4%, secondo le stime preliminari.
L’espansione è stata trainata principalmente da un calo del 30,3% delle importazioni, dopo l’impennata del 37,9% nel trimestre precedente, quando imprese e consumatori avevano anticipato gli acquisti in vista dei dazi. Anche la spesa dei consumatori è aumentata, soprattutto per i beni, pur segnando la crescita più contenuta in trimestri consecutivi dalla pandemia.
La spesa pubblica è rimbalzata, mentre gli investimenti fissi hanno rallentato. Le esportazioni sono diminuite dell’1,8%, il calo maggiore dal secondo trimestre del 2023. Le scorte private hanno sottratto 3,17 punti percentuali alla crescita.
ADP in ripresa
Le imprese private statunitensi hanno aggiunto 104.000 posti di lavoro a luglio 2025, il dato più alto da marzo e ben oltre le attese di +75.000. Il dato segue una revisione al ribasso di giugno, con una perdita di 23.000 posti.
Il settore dei servizi ha contribuito con 74.000 nuovi impieghi, trainato da tempo libero e ospitalità, attività finanziarie, commercio, trasporti e servizi pubblici. Il settore della produzione di beni ha aggiunto 31.000 posti, grazie alla crescita nell’edilizia e nella manifattura.
L’indagine mostra anche una crescita salariale annua solida: +4,4% per chi ha mantenuto il lavoro e +7,0% per chi lo ha cambiato, invariata per il quarto mese consecutivo.
Saverio Berlinzani
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