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Fed alza tassi come previsto

Saverio Berlinzani
March 23, 2023


La Fed, come previsto, ha alzato i tassi di 25 punti base per combattere un’inflazione ancora superiore ai target prefissati, ma sia nello statement sia nella conferenza stampa sono emersi dei temi che fanno pensare che il pivot dei tassi non sia lontano, così come non siano del tutto da escludere ulteriori problematiche nel settore bancario. Nel frattempo, il tasso sui fondi federali dovrebbe raggiungere il 5,1% quest'anno, per poi chiudere il 2024 leggermente superiore al 4,3%, e scendere al 3,1% nel 2025. Le previsioni di inflazione PCE sono state aumentate per quest'anno (3,3%) ma sono stati mantenuti costanti per il 2024 (2,5%). L'economia dovrebbe crescere leggermente meno sia nel 2023 (0,4% vs 0,5%) sia nel prossimo anno (1,2% vs 1,6%). 


La decisione sui tassi di ieri sera è stata presa all’unanimità. Jerome Powell, nella conferenza stampa, è apparso ovviamente molto prudente nel senso che pur reiterando la necessità di continuare a combattere l’inflazione ha spiegato che, le conseguenze della crisi bancaria, si rifletteranno in una stretta creditizia che porterà quasi sicuramente ad un peggioramento degli aggregati macroeconomici. Il sistema bancario americano, ha affermato, è comunque solido e resiliente, anche se necessita di una migliore regolamentazione. I risparmi e i depositi, ha aggiunto il Presidente, sono al sicuro e la liquidità rimane ampia. Per quel che riguarda i livelli futuri dei tassi, dipenderà ovviamente dagli effetti di queste restrizioni del credito, ma certamente non vi saranno tagli nel 2023.


LA REAZIONE DELL’EQUITY

I mercati azionari dapprima hanno reagito con un rialzo, ma poi si sono girati al ribasso e hanno chiuso in rosso. Il Dow Jones, dopo aver aperto a 32.548 e avere toccato un massimo a 32.771, ha chiuso a 32.084, facendo registrare un calo di 464 punti pari all’1.44%. Il Nasdaq ha ceduto lo 0.8% mentre l’S&P500 ha chiuso di perdita dell’1.2%. In Asia questa notte, i listini principali sono rimasti pressoché invariati con una leggera tendenza rialzista, mentre l’indice Vix è salito leggermente tornando in area 22.3.


LA REAZIONE DELLE VALUTE

La reazione del dollaro è stata ampiamente negativa, con una discesa importante del UsdJpy, che in poche decine di minuti ha perso quasi 150 pips, con una price action che ha lasciato intendere un aumento dell’avversione al rischio, caratterizzata da una salita impulsiva dell’EurUsd. Stona il fatto che sia l’indice Vix sia l’indice “fear and greed” non abbiano evidenziato un aumento dell’avversione al rischio, anzi. Chi mente? 


L’analisi delle correlazioni intermarket è la chiave per comprendere le price action ma in questo momento c’è parecchia confusione in tal senso. EurUsd è salito sopra 1.09 e sembra andare al test di 1.0940, la cui rottura spingerebbe verso i massimi precedenti sopra 1.10. Questa notte il capo economista della Rbnz, la banca centrale neozelandese, ha dichiarato che il rialzo dei tassi dovrebbe portare l’economia verso una leggera recessione nel corso del 2023, in ragione di una domanda in calo. Il Dollar Index, nel frattempo, punta decisamente al doppio minimo già visto il 2 febbraio a 100.50. 


ATTESA PER LA BOE  

Oggi è il giorno della Bank of England, chiamata a decidere sui tassi (alle ore 13.00), con un’alta probabilità che vi sia un rialzo di 25 punti base, in linea con quanto ha deciso ieri la Fed. Dei 9 membri votanti, 7 potrebbero votare per un rialzo e 2 per tassi invariati. Ieri la Sterlina ha perso quota contro l’Euro, tornando a 0.8860 e puntando decisamente all’area di 0.8910-0.89, prima chiara resistenza. Relativamente al Cable, il target di 1.2460 non sembra così lontano. Buona giornata e buon trading. 


Saverio Berlinzani



                   



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