Ieri avevamo richiamato la correzione di un dollaro che, fino al giorno precedente, sembrava moribondo. La molla che ha portato al parziale recupero del biglietto verde è stata la decisione della Boj che è rimasta ferma sia sui tassi sia sulla massima banda di oscillazione consentita per i titoli di stato, rimasta invariata tra -0.50% e + 0.50%. Molti analisti ritenevano che Kuroda, il governatore della banca centrale giapponese, avrebbe allargato la banda o alzato i tassi, dato che l’inflazione ha quasi raggiunto il 4%. E invece la Boj ha deciso di non toccare né i tassi né la medesima fascia di oscillazione.
La reazione del UsdJpy è stata immediata, con le quotazioni che sono schizzate al rialzo di ben 300 punti, raggiungendo il target a 131.20. Anche i cross dello yen, ovviamente, sono saliti con decisione, con EurJpy che dai minimi di ieri a 138.18 è ritornato prepotentemente sopra quota 141.00. La decisione della Boj è un via libera ad una nuova svalutazione della valuta giapponese? Non lo crediamo, anzi pensiamo che la banca centrale abbia deciso di prendersi una pausa e voglia stabilizzare i prezzi degli asset, tra cui lo yen, oltre ad impedire che qualcuno possa pensare alla fine del Qqe, di cui evidentemente il Giappone ha ancora bisogno nella sua ormai trentennale politica anti-deflazionistica guidata da tassi a zero. Neppure un’inflazione che è quasi salita al 4% ha fatto cambiare idea alle autorità monetarie. La Boj prevede per il 2023 e 2024 un indice dei prezzi rispettivamente a +1.8% e +1.6%. Per quando riguarda le previsioni sul Pil, sempre per i prossimi due anni, la Boj vede un +1.7% quest’anno e +1.1% nel 2024, in calo rispetto alle precedenti previsioni.
Le reazioni delle altre valute alla ripresa del UsdJpy sono state contenute. Il biglietto verde ha recupero circa 100 pips contro l’euro, scendendo da 1.0870 a 1.0770. Ha perso meno il Cable che, dai massimi di ieri, ha lasciato sul campo 30 pips in ragione della discesa di EurGbp che ha perso terreno dopo le dichiarazioni di qualche portavoce della Bce che ieri ha dichiarato che la Banca centrale starebbe pensando a due aumenti dei tassi, il primo dello 0.50% e il secondo, a marzo, dello 0.25%. Ciò ha provocato un sell off di breve termine della moneta unica: se si scende sotto 1.0760 si potrebbe vedere anche quota 1.0710-1.0705.
Sul fronte dati ieri sono usciti i dati canadesi sull’inflazione, in ribasso dello 0.6% su base mensile con il dato su base annua al 6.3%, anch’esso in calo. Il dato core ha visto un ribasso al 5.4% su base annua, il che lascia pensare che la banca centrale canadese nella prossima riunione potrebbe alzare i tassi di soli 25 punti base. Cominciamo quindi ad intravedere delle banche centrali più accomodanti e meno aggressive: ciò dovrebbe stabilizzare il mercato dei cambi, con gli indici azionari che potrebbero anche insistere nella loro corsa verso nord. Stamani alle 08.00 c’è attesa per l’inflazione inglese, a cui farà seguito quella dell’Eurozona, mentre oggi pomeriggio ci saranno le vendite al dettaglio Usa. Teniamo quindi le cinture allacciate perché la volatilità potrebbe aumentare.
Buona giornata e buon trading.
Saverio Berlinzani
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