In un mercato che ancora sembra vivere la medesima lateralità espressa durante il periodo estivo, l’attenzione di analisti e investitori rimane diretta verso le prossime decisioni delle banche centrali. La sensazione è che le price action cominceranno a dare segnali importanti, esclusivamente nel momento in cui le autorità monetarie cambieranno atteggiamento rispetto a quando ribadito negli ultimi 3-6 mesi, nei quali, nonostante un evidente rallentamento della congiuntura un po’ ovunque, hanno mantenuto un approccio aggressivo verso l’inflazione, promettendo ulteriori rialzi del costo del denaro rispetto a discapito della crescita economica.
Solo nel sud est asiatico, e solo recentemente, sembra emergere un orientamento a favore dei dati macro, ma la ragione è legata al fatto che sono entrati nella fase di rallentamento/recessione, prima degli altri, con in testa la Cina. Probabilmente, uscirà da questa fase prima di tutto l’occidente, che in recessione deve ancora entrarci, sempre ammesso che accada, perché a dirla tutta i banchieri centrali sembrano sicuri di assistere esclusivamente ad un eventuale soft landing, con i numeri, specie negli Usa, che evidenziano comunque una certa tenuta degli aggregati.
Nella notte intanto segnaliamo l’uscita del PIL australiano, cresciuto più delle aspettative, con un +0.4% su base trimestrale rispetto al +0.3% atteso e +2.1% su base annua, sopra il consensus di +1.8%. A trascinare la crescita le forti esportazioni e gli importanti investimenti pubblici, mentre i consumi delle famiglie sono rimasti stabili in un contesto di tassi di interesse elevati.
VALUTE
Sui cambi da qualche giorno prevale la forza del dollaro in qualità di valuta rifugio, in relazione al fatto che i dati macro mostrano un rallentamento ma non sufficiente a spingere la Fed a mollare la presa sui tassi. Ciò ovviamente genera un aumento del risk off che sui cambi si traduce in un dollaro più forte contro euro, sterlina, franco svizzero e Jpy, mentre Aud e Nzd da qualche giorno sembrano in leggero recupero o perlomeno non affondano più come in precedenza.
In particolare, sullo Jpy, un funzionario del Governo, Kanda, ha messo in guardia gli speculatori contro gli eccessi di ribasso della valuta giapponese, minacciando eventuali interventi della BoJ, che da un lato rimane ferma nella propria politica ultra-espansiva, mentre dall’altro mette in guardia dagli eccessi di ribasso dello Jpy. L’area da 147.50 fino a 150.00 sembra interessante quindi per provare a comprare valuta giapponese, proprio confidando in eventuali interventi che potrebbero riportare il cambio UsdJpy qualche punto percentuale più in basso
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Sulle altre valute, segnaliamo i movimenti di euro e sterlina, con movimenti di breakout dei precedenti supporti che farebbero pensare ad accelerazioni al ribasso anche di un paio di punti percentuali, con 1.0640 almeno su EurUsd e 1.2350-60 sul Cable.
Sul fronte dati, abbiamo detto che questa non è una settimana cruciale in tal senso, anche se qualche dato potrebbe rivelarsi significativo come la bilancia commerciale americana, attesa per oggi in aumento a 68 miliardi di dollari. Buona giornata e buon trading.
Saverio Berlinzani
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